Never Too Late - Non è Mai Troppo Tardi

Avenged Sevenfold Long-Fic

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. .Lady Vengeance.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    La vita in tour non è sempre facile. Centinaia di persone entrano nella tua vita, alcune lasciano il segno, altre le dimentichi pensando già al tour successivo. La vita di una Band non è mai semplice, tra amicizia, amore e follia. Due ragazze italiane alle prese con un Sogno diventato realtà. Gli Avenged Sevenfold da ogni punto di vista, le loro storie, i loro sbagli, il loro fantastico mondo.

    Efp Account: Never Too Late - Non è Mai Troppo Tardi

    Benvenuti!
    Ci sentiamo in dovere di precisare parecchie cose prima che qualcuno possa iniziarne la lettura, quindi andiamo con ordine.
    Questa fanfic nasce da mille sogni e mille deliri, dalla passione per un gruppo: gli Avenged Sevenfold, e credetemi li ritroverete spesso, anzi sempre nelle pagine che leggerete.
    E qui necessita la prima precisazione: ovviamente noi non conosciamo questo gruppo e tutto quello che abbiamo scritto e scriveremo su di loro è frutto della nostra immaginazione, di come li vediamo, di come crediamo che siano, niente ha attinenza con la realtà, neanche la cronologia degli eventi.
    La nostra storia si disloca nel corso dell’estate 2007 e dell’anno successivo, il 2008, e poi a seguire, sappiamo che gli A7X non erano in tour nel perdiodo in cui noi scriviamo del Music Madness Tour, sappiamo che erano in realtà in studio di registrazione, ma ripetiamo ancora una volta, la nostra è una storia inventata e ci siamo prese delle licenze poetiche che pensavamo potessero essere adatte.
    Ovviamente non conosciamo le dinamiche dei grandi tour, come Warped Tour o altri, quindi anche lì abbiamo dato spazio alla fantasia, non siate troppo fiscali, abbiamo semplicemente seguito la nostra ispirazione sicure che qualche piccolo errore tecnico non avrebbe compromesso il risultato finale, e speriamo sia così anche per voi.
    Una doverosa precisazione è necessaria per le nostre protagoniste, Niky e May, loro sono tutte nostre, personaggi inventati nati dalla nostra fantasia e quindi sì, ci appartengono al 100%; soltanto i volti delle attrici che abbiamo scelto per impensonarle non sono nostri ma di Taryn Manning, per May, e Ashlee Simpson, per Niky, ovviamente non conosciamo queste due attrici, e le abbiamo scelte solo perchè rispecchiavano la nostra visione delle due protagoniste.
    Niente di tutto quello che troverete in queste pagine è stato scritto per offendere in nessun modo i componenti delle band, anzi, è stato scritto proprio perchè adoriamo quei ragazzi, e per questo abbiamo deciso di inventare tutti i personaggi attorno a loro, familiari, ragazze, amici e parenti sono tutti personaggi inventati, nessuno di loro coincide con quelli reali; è stata una scelta dettata dalla comodità per noi di creare le figure come le volevamo e anche per rispetto della privacy dei ragazzi delle band.
    Questo è quanto, ora, se non vi siete annoiati a morte potete iniziare a leggere la nostra ultima pazzia, speriamo che vi piaccia e aspettiamo fiduciose i vostri commenti sul nostro lavoro, siamo dispostissime ad accettare critiche e suggerimenti va vi avvertiamo, insulti o critiche gratuite e ben poco costruttive saranno candidamente ignorati, se qualcuno ha qualcosa da ridire e ha voglia di spiegarci il perchè siamo qui apposta per migliorarci grazie ai commenti che speriamo ci lascerete!

    Buona Lettura
    Vale & Judy


    La Fic è Scritta a 4 mani fino al capitolo 25; poi continuerò da sola la scrittura di questa avventura.


    You touched my heart you touched my soul.
    You changed my life and all my goals.
    And love is blind and that I knew when,
    My heart was blinded by you.
    I’ve kissed your lips and held your head.
    Shared your dreams and shared your bed.
    I know you well, I know your smell.
    I’ve been addicted to you.

    Goodbye my lover.
    Goodbye my friend.
    You have been the one.
    You have been the one for me.
    James Blunt – Goodbye My Lover



    [02 Marzo 2007]
    Caldo, afoso e snervante, quello che ti toglie il respiro e la voglia di fare qualsiasi cosa, gli alberi in lontananza apparivano sfocati, come se una fornace stesse urlando e manifestando tutta la sua potenza, neanche i grilli si sentivano più. I grandi occhiali da sole di May riflettevano il viso sconsolato di Nicky, lei aveva dimenticato i suoi fedelissimi Ray-Ban nella stanza d’Albergo.
    - Non ne posso più – commentò agitata la moretta, mangiandosi nervosamente l’unghia dell’indice, i suoi occhi vispi e sempre attenti osservavano le persone che veloci e indaffarate attraversavano il grande aereoporto di Fiumicino.
    - Ha detto che passava alle 17.00 – sospirò l’altra, appoggiandosi al muro, accavallando le gambe all’altezza delle caviglie, i lunghi capelli biondi facevano da cornice a un volto angelico e due profondi occhi verdi.
    - Sono le 17.05 – sbuffò inviperita l’amica, calciando lontano una lattina ormai logora e irriconoscibile di Coca-Cola. Il rumore metallico si diffuse per l’enorme portico di Fiumicino. Sentiva il cuore che batteva all’impazzata; nella sua borsa Guess, erano custoditi i due biglietti per Los Angeles. Li aveva tenuti lei, con la consapevolezza di aver racchiuso un sogno in un semplice pezzo di carta stampata.
    - Niky sei più acida di uno yogurt andato a male, se continui cosi muori d’infarto prima di passare in Hotel a prendere le valige. – May nonostante il nervosismo, appariva tranquilla e rilassata. Infondo era lei la più grande di tre anni, si sentiva addosso la responsabilità di fare da guida.
    L’indomani mattina sarebbero partire per Los Angeles: la città degli angeli, la punta di Diamante della costa ovest.
    - Ecco Luca – soffiò esasperata la moretta, dirigendosi velocemente alla Clio Blu davanti a lei. Senza neanche salutare si sedette sul sedile davanti, mise i piedi puntati sul cruscotto e abbracciò le gambe con entrambe le braccia.
    - Ciao Lu’ – lo salutò gentilmente May, sistemandosi comoda sul sedile posteriore.
    - Allora, ragazze, biglietti alla mano? – chiese ridendo e accendendo la radio, ingranò la prima e partì. Usciti dal solito traffico di Fiumicino, si diressero verso la Tangenziale per poi raggiungere la zona di Roma Termini, dove alloggiavano le ragazze.
    - Oh si, tutto a posto, non abbiamo avuto complicazioni, stanotte alle due abbiamo il Check-In, c’è l’imbarco alle 04.37 – rispose May sistemandosi sul naso i suoi amati occhiali da sole.
    - Allora partite – commentò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli. Se avesse scommesso con suo fratello Diego, avrebbe perso di sicuro. – Un po’ vi invidio ragazze – commentò poco prima che il rumore della radio coprisse la sua voce. I profondi occhi verdi, dalle sfumature cerulee, osservano il paesaggio sfrecciare davanti al finestrino della macchina. Era sicura che non avrebbe più rivisto quello spettacolo decadente della città eterna, quella periferia minimamente simile a quella dei telefilm, se lo sentiva nel profondo che nella sua amata Italia, non avrebbe più rimesso piede. Non in tempi brevi. Ma forse questa sensazione era semplicemente dettata dalla voglia di cambiamento, di una nuova vita.
    - Passiamo all’Hotel e dopo passiamo a prendere gli altri – le informò Luca, tornando poi a cullarsi in quelle note amate con Nicky. Always All Ways, la loro canzone, sua e di Niky.
    - Andiamo alla Coccinella? – mormorò May osservando la campagna romana svanire per lasciare posto ai grandi e austeri palazzi che incorniciavano il paesaggio della tangenziale.
    - Si, abbiamo prenotato li per le otto e mezzo – celiò Luca divertito, osservando con la coda dell’occhio Nicoletta mentre guardava i due biglietti. Non riusciva ad essere arrabbiato con lei, infondo era il sogno di una vita che si realizzava. Lui l’avrebbe aspettata, nel silenzio dell’indifferenza.
    - Chi c’è a cena? – intervenne lei, rimettendo i biglietti in borsa.
    - Michele, Giulia, Valeria e Simone – elencò lui, parcheggiando in seconda fila davanti all’albergo. – Voi fate con calma. Sono le sei e dieci, ci vediamo qui alle sette e tre quarti, ok? Tanto per raggiungere i castelli romani ci mettiamo venti minuti. – May era già uscita dalla macchina, mentre Niky incurante dell’automobilista strombazzante dietro loro, diede un lieve bacio sulle labbra al suo ragazzo e scese senza dire niente.

    - Non ti farà male allontanarti da lui? – le domandò l’amica, non appena oltrepassarono la porta a vetri dell’Hotel ‘Necropolis’. Nicoletta, non rispose subito, ci riflettè attentamente.
    - Un po’, ma torneremo, no? Non potremmo mica stare in America una vita! – risposta pacata e diplomatica, che fece insospettire May. Niky poteva essere definita in ogni modo, ma gli aggettivi ‘calma’ e ‘diplomatica’ proprio non le si addicevano, neanche minimamente.
    - Sarà… – annuì accondiscendente la bionda, sistemandosi i capelli con una mossa della mano apparentemente naturale. Arrivarono nella stanza in pochi secondi, entrambe nervose e tese, sapevano che era l’inizio di un’avventura incredibilmente bella. Per lo meno cosi si auguravano.
    Nicoletta, in arte Niky accese una sigaretta aprendo la finestra. La sua valigia era pressoché pronta, doveva mettere dentro il beauty e il pigiama, il suo cuore non smetteva di tamburellare nel petto, neanche avesse corso due chilometri in quattro minuti.
    - Appena arriviamo in America, voglio vedere subito l’oceano – disse buttando la cenere dentro il posacenere dell’albergo. Già immaginava l’odore di salsedine, il vento, e la confusione delle spiagge Californiane, proprio come nei film, gente in bici, in skate, sui pattini, costumi colorati ovunque, come un grande caleidoscopio sempre in movimento.
    - Prima badiamo ad arrivarci in America! – celiò divertita Marianna, lanciando all’amica un pacchetto di gomme e un mascara, entrambi caddero a terra, senza rompersi od aprirsi. Niky era talmente assorta nei suoi pensieri, che non si accorse di niente, neanche che May si era avvicinata a lei. – Mi ascolti? – Le urlò giocosamente davanti al volto, facendlao sobbalzare dallo spavento.

    - Questo è un arrivederci, vero ragazze? – chiese Giulia quasi con le lacrime agli occhi.
    - Vediamola cosi: dipende dall’America se ci darà la Greencard – disse Nicoletta tirando fuori le valige dall’auto. Oh, lei sempre cosi dolce e spensierata era da una settimana il ritratto dell’acidità.
    - Si beh, è un arrivederci – intervenne Marianna ormai abituata a quegli sbalzi d’umore dell’amica.
    - Niky ti aspetto prima del Check-In – aggiunse subito dopo, allontanandosi con Simone, Valeria e Giulia. La mora non capì il gesto, fino a quando davanti ai suoi occhi non comparì Luca.
    Si ritrovò a cercare vie di fuga, ma forse glie lo doveva… Forse.
    Luca era il primo ragazzo di Niky, e anche l’unico, Luca era stata la benedizione per quella ragazzina che credeva ancora nei sogni e nel principe azzurro.
    - Allora? – chiese lui passando le mani intorno alla vita della ragazza.
    - Allora… - rispose lei abbassando lo sguardo, tutta la grinta stava scemando via. Stava per tornare la ragazzina che non riiusciva neanche a dire “Arrivederci” al proprio ragazzo. Fino a quel momento la partenza era sempre stata lontana, un traguardo sempre più distante da lei. Ma in quel momento tutto il peso della situazione la schiacciò.
    - Hey, sono solo tre mesi, ok? Anche se fossero sei o un anno, piccola io ti aspetto! – le sussurrò chinandosi in avanti per poi baciarla. Quando sentì le lacrime di lei scivolare lungo il viso sorrise. – Tu che piangi? Dove è finita la cinica che oggi pomeriggio mi ha eccitato come non mai? – chiese all’orecchio della ragazza, beccandosi un cazzotto sulla spalla in risposta.
    - Perché sei venuto? Perché non sei rimasto a Treviso? – chiese lei asciugandosi le lacrime con la maglia nera che indossava.
    - E darti la soddisfazione di non farti sentire un vermiciattolo prima di imbarcarti? – domandò lui ridendo.
    - Stronzo! – sibilò lei ricambiando quella risata.
    - Amore, ascoltami… Io ti aspetto, ci sentiamo ok? Ogni giorno, via mail, via sms, ci chiamiamo… Voglio che però tu ti diverta e ti goda questa vacanza… - Luca avrebbe voluto chiederle di rimanere, di non andarsene, perché dopo sette anni di fidanzamento non era pronto a lasciarla andare. Ma sapeva che se lo avesse fatto, Niky avrebbe rinunciato alla più grande occasione della sua vita di essere felice.
    - Si ma cavolo! Parto! – disse la moretta liberandosi da quell’abbraccio che le bruciava come carboni ardenti.
    - Si e tornerai anche… Altrimenti ti vengo a prendere, e non scherzo! – se non avesse avuto un lavoro fisso in uno studio legale di Treviso, se non avesse avuto una sua vita più che radicata in quella cittadina del nord Italia, sarebbe partito anche lui. Entrambi sapevano che inevitabilmente le cose sarebbero cambiate.
    Si vedevano come minimo quattro volte a settimana, per non parlare delle vacanze, delle gite in moto e di tutto, di come Niky durante le vacanze si trasferiva a casa sua, a come lui la passava a prendere in facoltà la sera a come studiavano gli esami di diritto insieme, finendo sempre per fare l’amore ovunque.
    - Hai un’università da finire, la tua vocazione per l’economia non la puoi ignorare – aggiunse Luca, ogni pretesto era quello giusto per rimarcare l’unica cosa che premeva ai due: tornare insieme.
    - Ho anche un bellissimo ragazzo rompiscatole da tenere d’occhio! – aggiunse serafica la moretta.
    - Esatto! Mi devi tenere d’occhio… Ma io ti aspetto – e con un ultimo bacio si salutarono, lui aveva promesso di non entrare in Aeroporto, se lo avesse fatto sicuramente Niky non sarebbe più partita.
    Un ultimo sguardo e la piccola sagoma della ragazza sparì dietro le vetrate di Fiumicino.

    *



    -Bisogna andare a destra!- statuì Niky incrociando le braccia al petto e puntando i piedi sull’asfalto del marciapiede mentre May continuava imperterrita a camminare, verso sinistra.
    - Lo sai che ho smesso di ascoltare le tue indicazioni geografiche quando due anni fa non sei riuscita a ritrovare la strada per casa tua… - le rispose l’amica ad alta voce senza la minima intenzione di fermarsi.
    Stavano vagando ormai da parecchie ore, cercando una casa, un appartamento, un monolocale, un buco qualunque dove andare ad abitare, ma le cose si stavano dimostrando molto più ardue del previsto: Los Angeles non era una delle loro piccole città italiane non era un posto dove potevi pretendere di visitare un paio di posti in un paio di ore, solo per gli spostamenti bisognava mettere in conto di prendere decine di autobus.
    - Non puoi lasciarmi qui…! - si lamentò Nicky sbattendo i piedi a terra.
    - Chi mi ama mi segua….- le fece eco May sempre con il naso incollato alla piantina che stava studiando così attentamente. La ragazza mora sbuffò sonoramente buttando le mani al cielo e si mise a correre per raggiungere l’amica.
    - Non ti amo sia ben chiaro, ma sono costretta a seguirti! - statuì mentre May reprimeva a stento un sorriso divertito. - Hey May aspetta! – disse Niky all’improvviso, fermandosi davanti un insegna ben precisa.
    - Che c’è ora? – chiese leggermente esasperata.
    - L’oceano… Da quella parte - disse lei con gli occhi stile gatto degli stivali in Shrek.
    - Ok, te lo devo, ma solo perché mi hai assillata con l’Oceano – e cosi presero una strada secondaria, i negozi pieni di cose mai viste, le pizzerie e i bar enormi, con gente di ogni tipo.
    Camminarono a lungo nella direzione della spiaggia, le valige e lo zaino non aiutavano per niente la situazione, ma erano in America, ogni singolo sforzo valeva l’enorme emozione che provarono arrivando lungo l’oceano.
    - Hey May! – urlò Niky pur avendola a qualche passo di distanza.
    - Niky siamo in america non nell’ospedale psichiatrico più grande del mondo, smetti di urlare come una pazza e indicare ogni cosa! – disse la biondina scuotendo la testa, era cambiata in sole dodici ore di volo, in Italia Niky era accigliata e sarcastica, e in quel momento era… diversa. Solare, sorridente, emozionata allegra…
    - Si beh guarda! Il Luxor! – disse indicandole un residence. – Quello! Noi abiteremo li! – aggiunse tirandole la maglia per la felicità. Non era lussuoso, non come gli alberghi intorno a quella palazzina. Non era lungo il mare, ma a metà della strada che conduceva all’oceano, e una scritta arancione lampeggiava a intermittenza. “Locali Disponibili”.
    - Prima andiamo a sentire quanto vogliono, e poi decideremo se sarà li dove abiteremo! – disse May cercando l’ennesima volta di non far esaltare troppo Niky. Erano state in molti luoghi, ma o non erano disponibili locali, o erano troppo cari o addirittura l’affitto era annuale.
    - Ok – annuì lei. – Ma me lo sento, è quello giusto! –
    - Niky, hai detto cosi anche le ultime cinque volte… - rise divertita May incamminandosi verso quell’insegna.
    L’aria di salsedine le faceva sentire bene, perché era aria Americana quella, c’era molta gente in spiaggia, e le strade erano sempre affollate, i Pick-Up ne facevano da padroni.
    Arrivarono al Luxor, e come sempre prima d’entrare si strinsero la mano a vicenda.
    - Buona sera ragazze, posso esservi d’aiuto? – chiese un ragazzo di colore, con i dread di quindici centimetri circa, sparati verso ogni direzione.
    - Si, Ciao! – disse May, lei parlava Niky osservava semplicemente, il suo inglese non era poi così perfetto, non come quello dell’amica. – Volevamo se avevate un appartamento, un bilocale, un monolocale, una cantina, una cuccia spaziosa per cane… Un qualcosa d’affittare – chiese facendo ridere il ragazzo, che annuì sorridente.
    - Non siete americane vero? – chiese prendendo delle chiavi da una teca di vetro e legno.
    - No Italiane! – rispose May sorridente.
    - Piacere io sono Dave! – disse il ragazzo porgendo la mano prima a May e poi a Niky.
    - Noi siamo May e Niky –
    - Allora, ragazze ho un bilocale arredato al terzo piano, e per la vostra felicità c’è l’ascensore! – disse sorridente, avviandosi verso il corridoio.
    - Oh – disse Niky sorridente. – Bene! –
    - Allora parli! – esclamò il ragazzo premendo il bottone del terzo piano.
    - Si un po’ – annui Niky.
    - Allora ragazze, eccovi l’appartamento. Bilocale per la correttezza –aprì la porta e quello che videro le ragazze non fu un bilocale arredato alla bene e meglio, ma videro la suite reale al Buckingham Palace compresa di fontana e pista da bowling.
    - L’affitto è mensile? E soprattutto quanto viene? – chiese May notando Niky con la coda dell’occhio che aveva l’espressione di chi ha trovato un tesoro alla fine di un arcobaleno.
    - L’affitto può essere mensile, ma anche settimanale come vi è più comodo, qui si richiede solo l’anticipo di un mese; niente caparra o altro – spiegò Dave tranquillamente.
    - Ok, dove è la fregatura? – chiese subito la biondina con cipiglio serio.
    - Non c’è fregatura, non è lussuoso, qualche problema con l’acqua e questo è il risultato –
    - Quanto viene? – ribatté immediatamente lei.
    - Settantacinque dollari a settimana, trecento al mese, più una cifra forfetaria di cinquanta dollari per bollette varia, non intestiamo i conti personali, perché spesso qui la gente si ferma per poco più di un mese. Non c’è possibilità di collegarsi a internet, ma Los Angeles ormai è per il 90% una città Wi-Fi… - spiegò recitando quel copione che ormai sapeva a memoria.
    - Affare fatto! – rispose Niky senza esitazioni, non c’era da esitare fin’ora quella era stata la proposta migliore che avevano vagliato, e non dovevano avere dubbi, si prendeva, con i loro risparmi avrebbero potuto tranquillamente tirare avanti in quel posto per 3 mesi senza lavorare.
    - Benissimo! Benvenute al Luxor ragazze! – sorrise lui. – Ora sistematevi e riposatevi, stasera pensiamo ai documenti, va bene? –
    - Va benissimo, grazie Dave! – disse May chiudendo la porta.
    Uno. Due. Tre.
    - Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! – Un urlo di gioia avvolse tutto il terzo piano, tanto che Dave sorrise scendendo le scale. In quella palazzina, per la precisione all’interno 3D due ragazze stavano vivendo il proprio sogno, abbracciate ed esauste per il lungo viaggio.
    - Allora, che ore sono? – chiese May staccandosi dalla moretta.
    - Sono le 18.34 – rispose leggendo l’orologio.
    - Perfetto, io direi che avvertiamo casa ci diamo una rinfrescata e andiamo a fare spesa, prendiamo sia da mangiare che la roba per dare una bella pulita! – e come sempre May era il ritratto dell’efficienza, ruolo che si era auto-imposta prima di partire. Infondo erano lontane da casa, in un continente completamente sconosciuto, e non potevano vivere alla giornata…
    - Ok capo! – rispose Niky annuendo e cominciando a frugare nella sua borsa per riuscire a trovare il cellulare.
    - Chiama con la carta telefonica – disse May porgendogli una schedina argentata. – Devi alzare la cornetta, comporre il codice #3964# aspettare che ti dia la linea, comporre il codice della carta telefonica, e in fine quando senti squillare quello di casa –
    - Altro? Devo per caso anche fare un balletto propiziatorio? – chiese lei inarcando il sopracciglio, amava le cose meno complicate e più dirette.
    - Non meriti neanche una risposta – sentenziò l’amica scuotendo la testa. – Sbrigati, io vado a darmi una rinfrescata, che fa caldissimo qui! –

    - Dave sai dirci un supermercato aperto in zona? – chiesero le due ragazze decisamente più rilassate e sorridenti.
    - Si certo, uscite e andate verso sinistra, la seconda traversa a destra e trovare un “Seven-Eleven” che è sempre aperto – spiegò lentamente, per evitare che perdessero dei passaggi o altro, le due ringraziarono, sorrisero e si diressero al supermercato. La spesa fu eccessiva, entrambe ne erano consapevoli, ma non si imposero limiti, almeno per la prima sera, avevano visto cosi tanti prodotti che ricordavano loro telefilm e film visti miliardi di volte. Presero tutto l’occorrente per pulire casa, e anche molto cibo che sicuramente sarebbe finito presto, essendo due ottime forchette a tavola.
    - Ragazze! – esclamò Stupito Dave vedendole rientrare con una marea di sacchetti in cartone.
    - Aiuto! – chiese Niky sommersa dalla spesa. – Maledetta America con i suoi sacchetti di carta, ma non esistono le buste? – Aggiunse in Italiano, lingua molto più congeniale per le imprecazioni. Immediata e incomprensibile a chi le stava davanti.
    - Io te l’avevo detto che era troppa spesa, e ci conveniva fare due viaggi! – la rimproverò bonariamente May con un inglese perfetto.
    - Uff – Sbuffò la moretta entrando nell’ascensore con più facilità, Dave gentilmente aveva preso tre cartoni della spesa, e aveva iniziato a salire le scale a piedi. Che ragazzo volenteroso, pensarono entrambe le ragazze che non avevano la benché minima voglia di spostarsi ancora sulle loro gambe.
    - Prendimi in braccio… - sospirò Niky una volta che le porte dell’ascensore si erano aperte.
    - Ma prendimi in braccio te. Sono stanca quanto te, se non di più… - rispose svogliatamente la biondina senza muovere un passo.
    - Che dici, Dave ci porterà in braccio? – il suo inglese migliorava di frase in frase, almeno cosi la pensava Niky che tentava di destreggiarsi con quella lingua tanto amata ma mai imparata.
    - Ma anche no! – fu la serafica risposta del ragazzo di colore, che afferrò le buste a May, che riconoscente gli sorrise.
    - Mi stavi più SPASTICO prima! – gli urlò dietro Niky decidendosi ad uscire da quel cubicolo.
    - Simpatico Niky, non spastico – attaccò a ridere May prendendo la seconda busta tra le mani della ragazza.
    - È uguale, rende bene l’idea! – borbottò la moretta entrando nell’appartamento, e posando la busta vicino alle altre.
    - Ci vediamo ragazze! – Dave salutò e richiuse la porta alle sue spalle.
    - Gerardo benedica l’I-pod e tutti gli ammennicoli vari! – esclamò Niky tirando fuori dalla valigia, le casse dell’I-pod, attaccò la presa muro, e accese l’amato lettore mp3.
    - Che compilation hai messo? – chiese May cominciando a pulire l’armadio con un prodotto disinfettante.
    - Dreaming USA – rispose la mora, cominciando a pulire il bagno.
    Intanto come sottofondo musicale era partita “Numb – Linkin Park”, le ragazze passarono circa due ore a pulire l’appartamento e a sistemare le loro cose, non parlarono non ne avevano bisogno, bastava l’immenso oceano fuori della finestra a esprimere tutte le loro emozioni. In perfetta sintonia ognuna di loro sapeva quello che andava fatto…

    *



    [15 Marzo 2007]

    Il tempo sembrava volare, la ricerca del lavoro era stata più semplice del previsto, Dave si era rivelato non solo una amministratore gentile e sempre disponibile, ma anche un ottimo consigliere. Grazie a un amico di un amico, era riuscito a trovare un posto di lavoro a entrambe le ragazze nello stesso bar-ristorante. Era un chiosco di discrete dimensioni dal colore rosso, ampio spazio all’aperto con tavolini e panche. Infondo era richiesta bella presenza e spigliatezza due requisiti che Niky e May possedevano indubbiamente.
    - Peter! – la voce alterata di May fece tremare il ragazzo, che con il suo solito sorriso melenso ed ebete si voltò verso la biondina.
    - Ora vado! – proferì ricoprendo quella semplice frase di glassa e zucchero.
    Peter Coehn era, purtroppo per le due ragazze, il loro aiutante, nuovo anche lui del posto si era appena trasferito da Harford. Aveva deciso di frequentare il Los Angeles Art Institute, e anche se aveva una borsa di studio che comprendeva tutto, aveva optato per un lavoretto semplice che gli avrebbe permesso di togliersi qualsiasi sfizio e soprattutto l’ammirare le ragazze in costume praticamente durante tutto il turno di lavoro.
    Peter ci aveva già provato con May almeno un miliardo di volte in dieci giorni che si conoscevano, e non contento dei continui rifiuti aveva deciso di incamerare anche quelli di Niky. E a quanto sembrava alle due italiane, anche i continui rifiuti di ogni ragazza che aveva la sfortuna di rivolgergli parola. Di gente strana ne avevano conosciuta in quei giorni, avevano già i primi clienti fissi e anche le prime amicizie, tutte rigorosamente Americane… Diane Fox, ad esempio divenne ben presto il punto di riferimento delle due ragazze, nata e cresciuta nell’elite di orange Country amava la break dance e il rap, conobbe Niky e May a una festa dove si erano imbucate all’ultimo grazie a Dave.
    - Niky c’è da servire il tavolo sette! – una voce da dietro le cucine destò la brunetta che era assorta in una delle sue solite macchinazioni mentali.
    - Volo! – rispose più prontamente del previsto.
    - Vedi di non volare a terra! – Diane le fece eco da dietro le spalle.
    - Diane! – esclamò facendo un passo verso la nuova amica, per poi farne un altro in direzione opposta. – Devo servire il sette! Mettiti seduta ti raggiungo subito! – urlò sparendo tra la folla.
    Niky non si capacitava di come potesse già essere piena di gente la spiaggia a metà marzo, certo il clima in California era decisamente alto, si sfioravano già i venti gradi in piena primavera, figurarsi in estate quanto doveva essere caldo.
    - Eccomi! – fu May ad arrivare per prima al tavolo occupato da Diane e i suoi amici. – Ciao ragazzi! – sorrise amabilmente a tutta la tavolata, sfilando il palmare che usava per fare le ordinazioni. Ennesima postilla a favore della grande America, anche un’attività di modeste dimensioni, come il “Crazy Beach”, vantava di una sofisticata apparecchiatura per le ordinazioni.
    - Mi hai rubato il cliente! – esclamò Niky comparendo alle spalle dell’amica.
    - Che ci vuoi fare, te sei di riflessi lenti! – le rispose giocosamente May.
    - Si, ok qui c’è gente che ha fame! – le interrupe James.
    - James! – esclamarono le due ragazze insieme a Diane, facendo scoppiare a ridere tutti gli altri.
    - Ok, tu May pensa qui, io vado a servire quello con il chiodo in pelle! – annuì Niky schizzando via su quei pattini a rotelle che tanto amava.
    - Ricapitolando: quattro coche medie, due aranciate con ghiaccio separato, due caffè e otto hamburger doppi con formaggio e salsa piccante! – ripeté May l’ordine ad alta voce, per evitare errori data la confusione che si era creata nel gruppo d’amici.
    - Si perfetto – annuì James soddisfatto.
    - Siamo passati anche per dirvi che Venerdi sera c’è un falò a Sud Huntington – disse Diane prima che gli sfuggisse il pensiero dalla mente.
    - Domani sera? Noi stacchiamo alle nove, che facciamo il pomeriggio! –
    - Perfetto, alle nove e mezzo vi passo a prendere io, che ho palestra – rispose prontamente Hilary un’amabile rossa sempre sorridente.
    - Ok, lo dico anche a Niky, ma non credo che ci siano problemi -

    From: [email protected]
    To: [email protected]
    Subject: Yay!
    Date: 03 – 19 - 2007 - 11:56:44 AM

    Amore!
    Scusa se ti rispondo solo ora, ma qui la vita non è frenetica, di più! Il lavoro che abbiamo trovato è bellissimo sai? Non ho fatto più cadere niente dal terzo giorno di lavoro! Sono o non sono un genio? Si lo sono! Mi manchi un casino, sempre più, beccarti al telefono è sempre più difficile, ma dovevi proprio prenderti carico di quel processo?
    Comunque abbiamo conosciuto un casino di persone sai? La gente qui in America è folle, ma lo è nel vero senso della parola, già dal secondo giorno che ti conoscono ti reputano un grande amico!
    Però ho una notizia da darti… Fin’ora rimai tu il più bello! Non c’è storia amore, proprio! Devi startene tranquillo, perché belli e perfetti come te non ne ho trovati.
    Domani andiamo in un centro di benessere, dove lavora una ragazza che è cliente fissa del chiosco, ci fa lo sconto del 50%!
    Ma sai che qui in America hanno la confezione da un chilo di M&M’s? Ma miseriaccia ladra è quasi introvabile va a ruba! Ma stiamo cercando di corrompere un magazziniere, per farcele tenere da parte almeno cinque confezioni!
    Te come va? Ho saputo che sei uscito un paio di volte con Francesco, come sta? Lorenzo? L’ho sentito l’altro giorno al telefono e mi è sembrato stanco…
    Salutami tutti amore! Scappo a lavorare, purtroppo la mia pausa è finita!
    Ti amo. Niky!

    *



    - E allora è questo qua… - disse Niky fissando un barattolo appena aperto davanti a loro.
    - A quanto pare è proprio questo – convenne May portandosi le mani unite davanti alle labbra, dopo aver posato i gomiti sulle ginocchia. Stavano entrambe sedute a terra, davanti al tavolino che avevano nel salotto/cucina/sala da pranzo; contemplavano quel barattolo da almeno dieci minuti.
    - Che delusione… - sbuffò la moretta che si dipinse in volto un broncio da bambina rattristata.
    - Ma veramente! – esclamò May richiudendo l’oggetto della delusione.
    - Prima il Mashmellow… Poi il burro d’arachidi! – scattò in piedi Niky guardando fuori dalla finestra.
    - Non c’è più religione! – aggiunse ridendo May mettendo in dispensa il barattolo, sicura che lì sarebbe rimasto fino alla fine dei giorni.
    - Ma certo che il telefilm ingannano proprio! – borbottò la moretta mettendosi a sedere sul divano e accendendo la tv.
    - Eh che vita eh! – esclamò May ridendo raggiungendo l’amica.
    - Però c’è da dire che gli Hot Dog battono qualunque cosa… - Aggiunse Niky sorniona.
    - Si ma tu sei sezna fondo! Te ne sei mangiata sei prima.. No dico sei! E conditi pure con le salse! –
    - Devo crescere io! – si difese l’altra ragazza spingendo lateralmente la biondina.
    - Ma magari se crescessi in altezza, invece che in larghezza… - soffiò serafica May guardando Niky con la coda dell’occhio per vedere eventuali reazioni da parte dell’amica.
    - Chi è l’altro giorno che si voleva mettere i miei jeans della Denny Rose, e non le entravano? – celiò sibillina con un sorrisetto quasi arrogante.
    - Si bella mia, ma se continui così saranno storia passata anche per te quei jeans! – rispose May seria per poi scoppiare a ridere insieme all’amica.
    - Siamo una bella coppia sai? – commentò Niky accendendo la Tv, sarebbe iniziato da lì a pochi minuti Disperate Housewives, programma che le due non avrebbero perso per niente al mondo.
    - La migliore Nana! La migliore! – si stiracchiò May mettendosi comoda sul divano.
     
    Top
    .
  2. *Scarlet Rose*
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    L'ho letta su EFP tempo fa *__*
    La.Adoro. Letteralmente!!

    La trama, la scrittura, le coppie, senza contare che ci sono tutte le mie band preferite!
    Siete state bravissime!
    QUindi da quanto ho capito da adesso continuerai da sola! Sono proprio impaziente di continuare la lettura :**:
     
    Top
    .
  3. .Lady Vengeance.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (*Scarlet Rose* @ 3/6/2009, 15:11)
    L'ho letta su EFP tempo fa *__*
    La.Adoro. Letteralmente!!

    La trama, la scrittura, le coppie, senza contare che ci sono tutte le mie band preferite!
    Siete state bravissime!
    QUindi da quanto ho capito da adesso continuerai da sola! Sono proprio impaziente di continuare la lettura :**:

    Aaaaa Ma grazie.
    Si, ieri ho postato il capitolo 25.
    E dal 26 continuerò da sola. L'amica mia ha iniziato a lavorare in uno studio legale e non può più.... quindi la prendo in mano io, e cercherò di mantenere lo stesso stile, ma approfondirò molto la band e i suoi componenti.... *-*

    _*_




    Scritto da: Vale

    Come on, here’s your chance
    Don’t let it slip right through your hands
    Are you ready for the ride of your life?
    Your dreams are riding on the wind
    Just reach out and pull them in and
    Get ready for the ride of your life
    The ride of your life
    John Gregory – Ride of your life



    [8 aprile 2007]

    Era una giornata calda, anzi, mite, ma May stava morendo di freddo, nascosta sotto le coperte, la testa che le pulsava affondata nel cuscino: aprile, pieno aprile e lei era a letto con l’influenza! Erano in America da poco più di un mese, vivevano sempre nel solito appartamentino, quel bilocale dove l’acqua calda andava un giorno sì e dodici no, quello dove il riscaldamento, d’inverno, non avrebbe di certo funzionato.
    Nonostante tutto però erano felici come non lo erano mai state, erano in America, erano a Los Angeles per la precisione, avevano trovato entrambe lavoro in un piccolo locale sulla spiaggia che permetteva loro di mantenersi e Niky aveva anche iniziato a seguire un corso d’inglese che sarebbe finito proprio quella settimana. Le cose andavano bene, avevano conosciuto tantissima gente e si erano ambientate alla perfezione nella vita dell’Orange County, tra una festa e una serata di lavoro sentivano di aver fatto la scelta giusta a prendere quell’aereo.
    May era annebbiata da qualche linea di febbre e dal raffreddore, e sentì a malapena la voce di Niky che le diceva che stava uscendo per andare al lavoro, lei si era fatta sostituire; borbottò qualcosa e si girò dall’altra parte sperandosi di rimettersi a dormire.

    Non sapeva che ore fossero, di certo troppo tardi, o troppo presto a seconda dei punti di vista, aveva sonno e la sua mente era ancora ottenebrata dalla luce che era stata accesa all’improvviso nella sua camera, senza darle nemmeno il tempo di riprendere conoscenza.
    -Dio ti maledica Niky… Sei più fastidiosa della peste!- sbottò la ragazza sentendo la sua amica che parlava ad una velocità esagerata lanciandosi sul suo letto con in mano dei volantini.
    Non riusciva a capire molto, se non che sembrava che la febbre le fosse passata perchè non sentiva più la testa scoppiarle per il calore ma solo per la raffica di parole che la sua migliore amica le stava sparando nell’orecchio.
    -TIME OUT!- esclamò May ad alta voce riuscendo finalmente a zittirla un attimo –Ti sei drogata? Anfetamine? Ecstasy? Hai preso qualcosa?- le chiese seria stropicciandosi gli occhi.
    -No! Meglio!- rispose la sua amica passandole uno dei foglietti che teneva in mano, con un sorriso indescrivibile.
    May si scostò i capelli dalla fronte e iniziò a leggere.

    Music Madness Tour
    03 maggio -15 novembre 2007

    Cercasi ragazzi/e possibilmente giovani e appassionati di musica per lavorare nel backstage di un tour che partirà da Los Angeles il 03 maggio 2007 spostandosi in giro per Stati Uniti e Canada fino a terminare a New York il 15 novembre 2007. Si richiedono inoltre membri della security e del settore contabile.
    Presentarsi martedì 17 aprile alle ore 10.00 al 105 di W Olympic Blvd con valido documento di identità.

    Curricculum non richiesto.



    -Wow…- commentò May senza staccare gli occhi dal volantino –Wow!- ripetè di nuovo con un sorriso –Avranno bisogno di un casino di gente, possiamo provare!- continuò rivolta all’amica.
    -Esatto! Dobbiamo provare… Anche perchè non ti ho ancora detto una cosa…- sorrise la moretta passandole un secondo voltantino.

    Music Madness Tour
    03 maggio -15 novembre 2007


    Main permormances for all the tour
    Avenged Sevenfold & Lostprophets

    With special appearance by
    My Chemical Romance, Lacuna Coil, Three Days Grace, The Used, Evanescence, Linkin Park, Muse, 30 Seconds to Mars, Good Charlotte, HIM and many more



    -OK… Mi prendi per il culo giusto?- chiese la bionda fissando Niky incredula, su quel volantino c’erano esattamente tutti i nomi dei gruppi che lei aveva sul suo lettore mp3 a partire dai due che avrebbero capeggiato tutto il tour, gli Avenged Sevenfold e i Lostprophets.
    Si fermò per un attimo a fissare quel foglietto di carta, doveva per forza essere uno scherzo, perchè cose come quelle succedono solo nelle fan-fiction, al massimo in qualche film… Certo nella sua testa erano successe una decina di volte ma quella era la realtà e quindi non era possibile che proprio quei due gruppi facessero un tour insieme, e che lei avesse anche la benché minima possibilità di pensare di far parte dello staff.
    -Ti giuro che non ti prendo per il culo! Lo giuro sui capelli di Ian!- esclamò la sua amica ricevendo un’occhiataccia da May, questa fissazione di Niky per i Lostprophets non avrebbe portato a niente di buono… O forse sì visto che aveva portato quel volantino tra le sue mani.
    -Martedì 17 aprile….- Ripetè May ancora una volta.
    -Andiamo vero? Cioè non possiamo non provarci!- esclamò la moretta prendendole la mano.
    -Ovvio che andiamo! È da andare solo per i nomi di questo cazzo di volantino e poi ci giriamo spesate e pagate gli Stati Uniti! Scusa se è poco!- rispose la bionda.
    -Ok dobbiamo farci prendere dobbiamo farci prendere assolutamente!- disse Niky iniziando a saltare sul letto.
    -Appunto dobbiamo farci prendere e per farci prendere tu non devi sembrare un’invasata che potrebbe senza troppi problemi spiare Ian Watkins con tanto di visore notturno! Devi controllarti o non ci prendono neanche morte!- le spiegò May e Niky si fermò guardandola tutta seria.
    -Ian? Ian chi? Mai sentito nominare!- le disse mettendo su la sua faccia più convincente, quella con cui sembrava davvero una che non aveva mai sentito parlare di Avenged Sevenfold o Lostprophets.
    -Vedo che miglioriamo!- la prese in giro lei ridendo.
    -Sono un tipo molto normale se voglio!- si difese Niky saltando in piedi.
    -Ok, adesso devo seriamente dormire, ma domani ne riparliamo!- le disse ributtandosi a letto.
    -Certo che ne riparliamo! Ho intenzione di parlarne per il resto della mia vita!- rispose Niky mandandole un bacio tutta felice ed uscendo dalla sua stanza dopo aver chiuso la luce.
    Non doveva illudersi, c’era già Niky a farlo e ci mancava solo che lo facesse anche lei, ci sarebbero state mille persone a quella sottospecie di colloquio, di certo individui più grossi e scafati di loro, che a fare il lavoro dei facchini, come probabilmente le avrebbero messe a fare, avevano un’attitudine più spiccata.
    Non potevano spacciarsi per aspiranti membri della security visto la loro stazza, e di certo non poteva farsi prendere nel settore contabile, visto che lei è l’economia viaggiavano da anni su due binari paralleli e anzi lei cercava di starsene a debita distanza.
    In Italia aveva studiato legge e gli unici esami di economia che aveva fatto erano stati una vera difficoltà, ma magari Niky sarebbe stata più adatta, due anni di economia li aveva fatti, magari qualcosa di contabilità se lo ricordava.
    Chiuse gli occhi ma non aveva più tanto sonno e così si allungò per prendere il suo lettore mp3 facendo partire una canzone che andava molto d’accordo con quel momento, ed infatti pochi secondi dopo i Three Days Grace iniziarono a cantare nei suoi auricolari.


    Even if I say
    It’ll be alright
    Still I hear you say
    You want to end your life
    Now and again we try
    To just stay alive
    Maybe we’ll turn it all around
    ‘Cause it’s not too late
    It’s never too late


    *



    [17 aprile 2007]

    05 di W Olympic Blvd: erano dieci meno un quarto, Niky e May su trovavano in coda, insieme ad altre decine di ragazzi per il famoso colloquio, IL colloquio, quello che, se tutto fosse andato bene, avrebbe permesso loro di stare in giro per l’America, spesate, per quasi sei mesi, come staff di un enorme tour a cui avrebbero partecipato, tra l’altro, alcune delle loro band preferite.
    May continuava a ripetersi che non le avrebbero mai prese.
    Niky continuava a ripetersi che le avrebbero prese sicuramente.
    Si bilanciavano, anche in quello, se una sperava in qualcosa di apparentemente impossibile l’altra doveva ricoprire il ruolo delle cinica pessimista convinta che le cose non sarebbero andate nel verso giusto,e viceversa.
    Era una cosa strana, per molti forse quasi impensabile che due persone potessero essere a tratti tanto diverse e allo stesso tempo tanto uguali da vivere una vita che sembrava una ma divisa in due, la realista e la sognatrice, poteva sembrare, ma chi le conosceva bene le inquadrava come la sognatrice con la testa fra le nuvole e la sognatrice completamente persa nel suo mondo.
    Sì, erano entrambe due sognatrici, due che avevano comprato un biglietto di sola andata per l’America preoccupandosi di prenotare solo i primi quattro giorni di albergo, senza poi pensare a quello che sarebbe successo dopo, convinte che da qualche parte sarebbero arrivate, che avrebbero trovato quel loro sogno a stelle e strisce.
    Le avevano chiamate ingenue in tanti, ma al momento erano loro ad essere in vantaggio, erano loro a essere in coda per ottenere quello che sembrava essere il lavoro perfetto, mentre tutti gli altri che le avevano prese in giro erano a un oceano di distanza, in Italia a condurre la loro monotona vita.
    Mancavano cinque e persone e poi sarebbe stato il turno di May, poi quello di Niky, i colloqui avvenivano individualmente e la moretta aveva insistito perchè May andasse per prima, perchè una volta uscita non voleva rimanere da sola ad aspettare e, in questo modo l’amica sarebbe stata già fuori pronta a farla sfogare.
    Passarono venti minuti, poi, quello che avevano soprannominato ‘l’uomo dei colloqui’ uscì dalla stanza chiamando Marianna Falsetti e May entrò nel ufficio dove erano stati già tanti ragazzi prima di lei.
    -Allora, intanto piacere io sono Jack!- si presentò l’uomo, aveva un sorriso rassicurante, due profondi occhi scuri una chioma di capelli castani e ribelli che ricadevano sulla fronte, la barba incolta e una espressione di chi sa come godersi la vita: in ogni momento.
    -Marianna, o meglio May, piacere- rispose la ragazza stringendogli la mano.
    -May…- sorrise lui guardando le fotocopie del documento di identità che la ragazza aveva preparato e gli altri documenti che erano richiesti; -Italiana!- esclamò sorpreso.
    -Sì, arrivata da poco!- sorrise May, era nervosa, non aveva idea di cosa avrebbero potuto chiederle ad un simile colloquio, e sapeva che avrebbe dovuto improvvisare.
    -Perchè vuoi lavorare in questo tour?- chiese Jack senza mezzi termini, era la domanda che aveva fatto a tutti, in quel genere di lavoro chiunque sarebbe andato bene, la discriminante era senza dubbio la motivazione, uno privo di amore per la musica o che decideva di provare ad ottenere il posto solo per i soldi non era adatto a stare on the road per sei mesi, a contatto con persone mai viste, con cantanti che magari non sempre sarebbero stati carini e disponibili, ci voleva una motivazione, qualcosa.
    -Mi sta prendendo in giro? Ma ha visto i nomi dei gruppi che suoneranno? Già quella mi sembra una motivazione più che sufficiente per volerci lavorare!- rise la ragazza contagiando anche il suo interlocutore, non era male come prima motivazione, l’aveva già sentita nel corso della giornata ma era venuta fuori bene. –E poi sono appena arrivata e viaggiare per l’America on the road in questo modo è una cosa che ho sempre sperato di fare, da quella volta che ho girato tutta la Francia in tenda, certo ok gli Stati Uniti sono un po’ più grandi ma appunto per questo è un’esperienza da provare, no? E poi non ho problemi a relazionarmi con la gente, non conosco nessuno qui in America e direi che vivere sei mesi con un gruppo di facce nuove è il miglior modo per farmi degli amici.- spiegò la ragazza fermandosi un attimo –Ma a essere proprio sincera sincera sincera le band che suonano sono decisamente la motivazione principale…!- rise e ancora una volta Jack trovò degna di nota la sincerità della ragazza, non aveva detto niente di originale, o di particolarmente incisivo, ma il modo in cui l’aveva detto era stato accattivante, o forse ipnotico visto che non aveva smesso un secondo di gesticolare, forse a causa del nervosismo.
    -Ok, direi che questo è sufficiente…- disse Jack appuntandosi un paio di cose.
    -Tutto qui?- chiese May esterrefatta.
    -Cosa pensavi che ti chiedessi scusa?- ribattè l’uomo, tutti gli altri se n’erano andati nervosi e imbarazzati alzandosi subito e ringraziando cortesemente.
    -Non ne ho idea!- rispose lei –Boh, gruppo sanguigno, codice fiscale, non saprei qualcosa di più!- sorrise alzandosi e porgendogli la mano –Grazie!-.
    -In settimana contatteremo i fortunati vincitori!- spiegò Jack e May si fermò un attimo.
    -Senta, non voglio sembrare eccessiva…- disse sospirando -…La Nana che sta per entrare è con me, non è che se lo segna? Del tipo che ci fate fare la stessa fine gentilmente?- continuò mentre l’uomo davanti a lei scoppiava a ridere di gusto.
    Non gli era ancora capitato di trovare qualcuno che chiedeva di associare il proprio destino ad un’altra persona, né nel bene né nel male.
    -Ok, vi prendo o vi lascio!- commentò scrivendo sul foglio di May la cosa.
    -Ecco magari veda di prenderci!- scherzò la ragazza alzando nuovamente la mano in segno di saluto e uscendo.
    Niky guardò l’amica che le sorrise –Vai e colpisci Nana, basta che lo stordisci con i tuoi fiumi di parole e siamo dentro!- scherzò la biondina facendole l’occhiolino, mentre Jack chiamava Nicoletta Bianchi facendola accomodare.
    -Voci di corridoio mi dicono che sei amica di quella di prima…- disse l’uomo dopo essersi presentato.
    -Anima gemella!- statuì Niky senza neanche pensarci, era una precisazione che faceva sempre e che le venne del tutto naturale, si morse la lingua mentre il suo interlocutore sorrideva divertito.
    -Italiana anche tu, i documenti sono a posto, dimmi un po’ Niky… Posso chiamarti Niky?- si fermò e la moretta annuì –Perchè vuoi lavorare in questo tour?- chiese anche a lei, come da copione.
    -Mi sta prendendo in giro? Ma ha visto i nomi dei gruppi che suoneranno? Già quella mi sembra una motivazione più che sufficiente per volerci lavorare!- esclamò lei ricalcando le stesse identiche parole che aveva pronunciato May pochi minuti prima e Jack si mise a ridere, perchè si vedeva chiaramente che la cosa non era voluta, o preparata, ma che la frase era uscita dalla bocca della ragazza con una spontaneità disarmante.
    Niky lo guardò dubbiosa, non sapeva se l’averlo fatto ridere fosse un segno positivo, o negativo.
    -È una bella risposta! Mi ha colpito la prima volta e anche la seconda…- commentò l’uomo –Altro da aggiungere?- chiese.
    -Sì!- rispose lei troppo velocemente senza nemmeno pensarci e poi si fermò a riflettere –Girare l’America a bordo di un tourbus? In mezzo a cantanti, chitarristi e amanti della musica pazzi probabilmente tanto quanto me? Ho vent’anni è ovvio che questa è la motivazione principale! Se ne avessi qualcuno di più magari le direi che voglio fare esperienza ma a essere sincera devo ammettere che il mio primo pensiero è buttarmi a pieno in questa avventura e basta poi quello che verrà verrà e mi creda non perchè io non abbia prospettive, giuro che da qualche parte le ho… Solo che… Wow un tour di sei mesi? Cioè si metta nei miei panni, torni a essere ventenne e con questo non voglio dire che lei sia vecchio perchè mi creda non lo è e se lo è non lo dimostra assolutamente, ma comunque quello che volevo dire e che se si ricorda i suoi venti anni sono sicuro che capirà perfettamente perchè voglio essere presa!- statuì la ragazzina tutto d’un fiato travolgendo l’uomo che stava davanti a lei che la fissava ammirato.
    -Ho iniziato a girare per tour e concerti che avevo appena compiuto vent’anni in effetti…- commentò con un sorriso e poi si alzò porgendole la mano –Bella risposta Nana!- disse usando l’espressione usata dalla biondina nel colloquio precedente.
    Niky si alzò stringendogli la mano –Senta…- iniziò a dire.
    -Tu sei con quella di prima, ti farò fare la sua stessa fine, un prendere o lasciare per entrambe e sarebbe meglio se io vi prendessi!- la interruppe Jack guardandola e Niky lo fissò a bocca aperta annuendo e poi sorridendo.
    -Grazie…- riuscì solo a dire vagamente imbarazzata prima di uscire dalla stanza.

    *



    [19 Aprile 2007]

    Auguriiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!- urlò Niky saltando sul letto di May di peso, erano solo le nove, la moretta era sveglia da due ore e si era costretta ad aspettare almeno un po’, perchè se avesse svegliato l’amica alle sette del mattino, compleanno o non compleanno l’avrebbe comunque uccisa.
    -Nanaaaaaaaa!- rise la ragazza rigirandosi e abbracciando l’amica.
    -Il tuo compleanno, il nostro primo compleanno americano!- continuò Niky tutta esaltata distendendosi accanto all’amica. Erano felici, indubbiamente felici, vivevano in bilocale dove l’acqua calda funzionava a giorni alterni, dove i muri erano così fini da farti sentire le zanzare che ronzavano nell’appartamento a fianco, dove per aprire la porta dovevi girare la chiave di tre quarti, dare un calcio al cardine e girare la l’ultimo quarto, ma erano felici da morire.
    Perchè avevano un lavoro tutto loro, perchè si mantenevano, perchè avevano fatto un colloquio per un tour per cui probabilmente non le avrebbero richiamate, ma intanto ci avevano provato e forse quello bastava, perchè oggi era il ventiquattresimo compleanno di May e l’avrebbero festeggiato a dovere.
    -Abbiamo un piano vero?- rise la biondina.
    -Certo!- rispose Niky mettendosi a sedere di scatto; -Tra un po’ andiamo a fare la spesa, poi alle 11 abbiamo il turno al bar e stacchiamo alle 17, torniamo a casa festeggiamo io e te e alle 21 andiamo alla festa con Diane e gli altri!- spiego la moretta tutta contenta di avere una scaletta dettagliata per tutta la giornata.
    -Ok, mi pare perfetto!- commentò la ragazza alzandosi dal letto, -Vado a farmi una doccia, oggi l’acqua calda forse va e poi usciamo!- rise stiracchiandosi. Si sentiva proprio bene, era una bella giornata, c’era il sole, dalla finestra entrava l’aria fresca del mare, anche se il loro stabile non era propriamente sulla spiaggia, May era di buon umore, così, forse senza un perchè, forse solo perchè si era svegliata bene.
    Dopo una doccia veloce si vestì tornando da Niky che era pronta per uscire e lasciarono l’appartamento poco dopo: arrivarono giù in entrata e subito Dave le salutò abbracciando la biondina e facendole gli auguri, ci sarebbe stato anche lui alla festa quella sera ovviamente, non poteva mancare, Dave era il loro tuttologo, quello che rispondeva a ogni domanda sull’America, rispondeva anche quando non sapeva cosa dire, il più delle volte inventandosi le cose.
    La spesa di quel giorno fu ancora più inutile del solito, se normalmente cercavano di comprare almeno una cosa sana ogni cinque concentrati ipercalorici quella mattina diedero invece fondo ai loro sogni, o incubi, più reconditi: budini, gelatine, ghiaccioli, patatine, pollo fritto, panna spray, glassa al cioccolato, sei tipi diversi di Pringles, pizza surgelata, salse piccanti, cibo messicano, dodici bottiglie di birra, una di Martini bianco per May, una di Vodka al cocco per Niky, sei sacchetti di pop-corn, tre scatole di Twinkies, nove di biscotti al cioccolato.
    Quella sì che era una spesa con S maiuscola, una di quelle che si fanno solo nei giorni speciali, per speciali festeggiamenti, e quella era l’occasione giusta: il compleanno di May, ricorrenza a cui teneva quasi più Niky che la biondina stessa.
    Arrivarono a casa depositando tutto in cucina e alle undici in punto, con una puntualità che stupì loro stesse, erano al chiosco con i pattini ai piedi pronte a servire ai tavoli; fortunatamente non fu un turno troppo duro, c’era gente ma non eccessivamente, e così tra persone che passavano a fare gli auguri a May, hamburger e birre giganti arrivarono le cinque e con le cinque la fine del loro turno di lavoro.
    Stavano tornando a casa giocando con una pallina rimbalzina trovata in un sacchetto di patatine quando il cellulare di Niky iniziò a squillare e la ragazza aprì in tutta fretta la borsa per trovarlo prima di perdere la chiamata.
    -Pronto?- disse rispondendo quasi all’ultimo.
    -Nicoletta Bianchi?- chiese una voce dall’altro capo.
    -Sì…- rispose lei stranita guardando May e scrollando le spalle.
    -Sono Jack Malloy del Music Madness Tour…-
    Niky morì.
    In quel preciso momento, alle 17.21 del 19 aprile 2007 Nicoletta Bianchi sentì chiaramente il suo cuore fermarsi con un botto fragoroso.
    -Jack… Cioè Signor Malloy… Cioè Jack…- biascicò la moretta mentre May a sentire quel nome lasciava rimbalzare un po’ troppo la pallina con cui stava continuando a giocare lanciandola in testa a un tizio in bicicletta…
    -Jack, facciamo Jack… Ti chiamo per il colloquio, per dirti che, se sei ancora interessata sei dentro!- disse l’uomo con calma mentre Niky sgranava gli occhi.
    -Interessata io? Sììììì!!! Ovvio!- urlò la ragazza andando praticamente a sbattere contro una panchina.
    Jack rise –Ok, allora ci vediamo il 3 maggio al Los Angeles National Auditorium alle 10, puntuali!-
    -Puntualissime! Lo giuro!- esclamò Niky salutando poi Jack e riattaccando.
    Non fece quasi neanche a tempo a mettersi ad urlare come avrebbe voluto che la suoneria del telefono di May la bloccò sul nascere e la biondina rispose di scatto.
    -Te la aspettavi eh?- risuonò divertita la voce di Jack Malloy dall’altra parte.
    -Cazzo ci speravo!- rise –Senza il cazzo…- si corresse poi facendo ridere l’uomo.
    -O vi prendevo o vi lasciavo, vi ho prese tutte e due!- continuò l’uomo.
    -Oh ha fatto benissimo glielo giuro, siamo due geni, saremo straordinarie, intrepide meravigliose!- esclamò la biondina lasciandosi andare ad una escalation di aggettivi.
    -Non ne ho dubbi! 3 maggio, Los Angeles National Auditorium, ore 10, See you there!- esclamò Jack riattaccando senza darle il tempo di rispondere.
    Erano ferme immobili in mezzo a una delle piste ciclabili che correvano lungo la spiaggia, tutte e due con il telefono in mano, tutte e due con le gambe che quasi tremavano, dopo oltre un mese di avventura americana era arrivata.
    La svolta.
    Quella che avevano aspettato per anni anche in Italia e che non c’era mai stata; la botta di fortuna sempre sperata e mai avuta.
    Non che si illudessero che la loro vita sarebbe cambiata radicalmente, di certo nessuna delle due lo pensava realmente, ma in quel momento, in quel preciso istante lo pensavano eccome: pensavano che sarebbero potute diventare attrici, modelle, cantanti, astronaute, padrone del mondo con un semplice schiocco di dita.
    E poco importava se in realtà sarebbero diventate solo facchine in un tour troppo grande per loro, in quel momento era come se avessero rimpicciolito il mondo, facendolo diventare della misura di quella pallina rimbalzina gialla e verde con cui stavano giocando, e l’avessero messo nelle loro mani dicendo: fatene quello che volete.
    Si fissarono, gli occhi verde scuro di una mora e quelli verde chiaro di una bionda, si fissarono per una manciata di secondi prima di iniziare a urlare.
    Urlare come due matte, saltando e abbracciandosi scontrandosi con ciclisti e pattinatori che passavano loro vicino: Niky, neanche a dirlo, aveva le lacrime agli occhi, May sentiva qualcosa dentro di tanto grande che aveva paura che stesse per esplodere.
    Urlarono.
    Urlarono per almeno due minuti senza mai smettere con la gente che le guardava e borbottava, le famiglie che le fissavano pensando che fossero ubriache e loro che si rivolgevano a tutti gridando ‘Ci hanno preso, ci hanno preso, ci hanno preso’.
    Senza neanche pensarci May prese l’amica per il braccio iniziando a correre verso casa, trascinandola con se, scapicollandosi in ingresso davanti al bancone di Dave a cui si appoggiarono senza fiato.
    -Ci hanno prese!- esclamò May mentre il ragazzo le guardava stupito.
    -Ci hanno prese al tour!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò Niky saltandogli in braccio mentre lui si metteva a ridere facendo ad entrambe le congratulazioni, poteva affermare senza troppi problemi di non aver mai visto nessuno tanto felice in tutta la sua vita.
    L’interno condominio era uscito sui balconi o sui pianerottoli attirato dalla confusione, quasi convinto che ci fosse una festa in corso e invece tutto era dovuto a due nane, alte si e no un metro e una mela, con due polmoni da baritoni che stavano salendo le scale cantando ‘Afterlife’ degli Avenged Sevenfold a squarciagola battendo il tempo con le mani sulla ringhiera.
    Entrarono in casa e si lanciarono sul divano letto, quello dove dormiva Niky guardando il soffitto e iniziando a ridere senza un motivo, a ridere così tanto che dopo pochi secondi avevano entrambe le lacrime agli occhi e i muscoli dell’addome doloranti; May si alzò prendendo dal frigo due bottiglie, il Martini e la vodka al cocco tornando poi sul letto e passando la seconda all’amica.
    -Al tuo compleanno!- esclamò la moretta quasi senza voce.
    -Al Music Madness Tour!- rispose la bionda.
    -A un viaggio di sei mesi in giro per l’America.- ribattè l’altra.
    -A noi due Nana, perchè cazzo regnamo!- concluse facendo battere la bottiglia contro quella della complice iniziando poi a bere.

    Erano le 23 precise di un giovedì sera, no, non un giovedì sera, il giovedì sera, il giovedì compleanno di May, quel giovedì in cui era state assunte per il lavoro più bello del mondo, un giovedì sera che vedeva Niky e May distese su un lettino attorno alla piscina di casa di Diane ubriache ma decisamente allegre, abbracciate mentre si scambiavano commenti su ogni essere vivente presente a quella festa, ma non normali commenti: ogni volta una delle due indicava un ospite l’altra doveva pensare a una canzone che gli si adattasse e cantare a squarciagola il ritornello.
    Se avessero avuto un cappello posato a terra, probabilmente, qualcuno avrebbe anche lanciato loro delle monetine.
    C’erano vari esponenti della Los Angeles che contava, amici di Diane, rampolli imbalsamati che guardavano le due ragazze come se fossero aliene, l’altra metà delle persone, invece, quando passava vicino a loro sentendole cantare, si univa al coro: quando, dopo aver visto un tipo con dei capelli biondi e cotonati May aveva intonato ‘The Final Countdown’ degli Europe, l’intera piscina l’aveva seguita ripetendo tre volte il ritornello, quando Niky aveva urlato ‘Like a Virgin’ di Madonna dopo aver intravisto una che, senza un motivo, indossava un abito da sposa, tutta la terrazza sopra di loro aveva tenuto il ritmo senza problemi.
    Non c’erano molti dubbi sul fatto che fossero più uniche che rare, sul fatto che fossero due opposti e che forse per questo si fossero attratte, non c’erano dubbi sul fatto che potevano risultare fastidiose, a volte insopportabili,né c’erano dubbi sul fatto che erano divertenti, tremendamente comiche nel novanta per cento dei casi.
    Eppure di dubbi su chi fossero quelle due la gente ne aveva tanti, ma li avevano gli altri, quella sera nessuna delle due aveva dubbi su chi fossero, perchè quella sera erano una cosa solo: quelle che regnavano.
     
    Top
    .
  4. .Bleeding Sky
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ecco, l'ho letta! Avevo letto di questa fanfiction nel topic "Avenged Sevenfold" ed eccola qui. ^^
    Bene, che dire... le protagoniste mi piaccino moltissimo, caratterizzate bene e simpaticissime! Due bombe insomme! ^^
    E adesso che sono state prese al Music Madness Tour sono curiosa di vedere cosa accadrà! Ci sarà da divertirsi immagino! ^^
    Ah, approposito! Tutti i gruppi che hai citato (My Chemical Romance, Lacuna Coil, Three Days Grace, The Used, Evanescence, Linkin Park, Muse, 30 Seconds to Mars, Good Charlotte, HIM) sono tra i miei preferiti... soprattutto i Three Days Grace e i My Chemical Romance! *___*
    Beh... che dire? Non vedo l'ora che tu posti il seguito! *_*
     
    Top
    .
  5. .Lady Vengeance.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie ma quanto sei gentile *-*
    Però su efp trovi fino al capitolo 25. Te lo dico perché prima che li posto tutti e 25 qui ci metto un po'... Grazie mille! *-* :love:
     
    Top
    .
  6. .Bleeding Sky
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Benissimo Jud! :**:
    Penso proprio che Efp mi stia attendendo! :love:
     
    Top
    .
  7. .Lady Vengeance.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    All I gotta say is
    I just wanna have some fun
    And I’ll do it until I’m done
    I’m telling you
    I’m just a crazy kind of girl
    I’ll tell it to the world
    I’ve just begun having my fun
    Inside me there’s something I found
    I wanna shop around
    I just begun
    Don’t wanna settle down
    Britney Spears – I’ve just begun (having my fun)



    [07 maggio 2007]

    Stavano per partire.
    I bagagli erano stati caricati sul pullman, avevano lasciato le borse sui loro sedili e adesso si stavano fumando l’ultima sigaretta prima di iniziare il viaggio verso Fresno, la prima tappa del Music Madness Tour.
    Sarebbe stato un viaggio molto corto, poco più di tre ore e mezzo ma mentre se ne stava appoggiata alla corriera nera con gli occhiali calati sugli occhi, non tanto per ripararsi dal sole, quanto per nascondere la faccia ancora bisognosa di sonno, May si sentiva come se stesse per partire per una traversata transoceanica, a nuoto.
    Era mezzogiorno, in pochi minuti si sarebbero messi in viaggio, Niky si aggirava per il parcheggio con le mani dietro la schiena guardandosi intorno, scannerizzando tutti i presenti con occhio clinico, appuntandosi mentalmente vari commenti da riferire a May e Miranda non appena si fossero sedute; c’erano tre pullman per lo staff, tutti e tre neri, due per i collaboratori di rango un po’ più elevato, quattro camion con le attrezzature delle band e altri quattro pick-up con i boss del tour: una carovana senza fine.
    Niky si riavvicinò alle due amiche che stavano parlando con una ragazza dai capelli rosso acceso, che se non ricordava male doveva chiamarsi Josephine, accanto a lei un ragazzo con un berretto azzurro scuro calcato in testa, lui se lo ricordava, era Michael, e adesso che ci pensava bene si ricordava anche che i due stavano insieme.
    -Ciao ragazzi!- esclamò la moretta introducendosi nel discorso.
    -Niky! Ciao!- la salutò Josephine con un sorriso, era una persona tremendamente solare e disponibile, aveva subito iniziato a parlare con loro senza troppi problemi grazie al suo carattere spigliato e divertente.
    -Tutti pronti a partire?- la voce di Jack risuonò nel parcheggio, dove c’erano, senza esagerare, più di un centinaio di persone.
    La risposta fu unanime, mista a applausi e fischi di approvazione: sì erano pronti a partire.
    Salirono tutti sui propri mezzi, chi sui camion, chi sui pullman, chi sui pick-up, in un quarto d’ora i motori erano accesi ed ogni autista aveva iniziato la manovra per uscire da quel parcheggio.
    Niky si era seduta esternamente, vicina al finestrino a cui aveva appoggiato la testa guardando fuori: voleva salutare Los Angeles.
    Non ci sarebbe tornata tanto presto, avrebbero girato per l’America per sei mesi e probabilmente di tempo per gite da una cosa all’altra non ne avrebbero avuto, e così mentre macinavano la strada lasciando l’asfalto alle proprie spalle la moretta si ritrovò a sorridere: non aveva idea di che tipo di città potesse essere Fresno, la loro prima destinazione, non l’aveva neanche mai sentita nominare prima che Jack dicesse loro che era la prima tappa del tour, ma già la considerava come una sorta di terra promessa, un paradiso in terra in cui, finalmente avrebbe visto, dal primo all’ultimo, tutti i partecipanti al tour.
    Tutti.
    A partire da Ian Watkins, passando per Bob Bryar fino ad arrivare a Zacky V e M.Shadows: tutti; e Niky poteva sentire chiaramente il cuore saltarle fino alla gola ogni volta che ci pensava.
    Il viaggio fu piacevole, iniziarono a parlare e a prendere ancora più confidenza gli uni con gli altri: oltre a loro tre nel pullman con loro c’erano Josephine e Michael, appunto ed inoltre un ragazzo di nome Stephan che, neanche a dirlo, vantava origini italiane e si era quindi sentito subito unito alle tre da una sorta di legame fraterno; inoltre, seduta un paio di posti più avanti, c’era anche la capo staff, Johanna, che si era subito dimostrata molto disponibile a rispondere alle centinaia di domande che le erano state poste, e di certo non tutte domande molto ortodosse.

    Arrivarono a destinazione alla quattro in punto, contando che avevano fatto una piccola sosta tutto era perfettamente in orario: le corriere avevano occupato tutto il parcheggio di un enorme hotel, l’Hotel Skyline.
    Non si poteva dire che il tour non fosse stato organizzato alla perfezione, erano stati scelti sempre alberghi enormi, ovviamente, capaci di ospitare contemporaneamente lo staff e le band, erano quindi quasi tutti hotel di categoria media che avevano però a disposizione numerose suites ai piani superiori in cui avrebbero alloggiato quelli che già tutti chiamavano i VIP, con un tono di voce a metà tra l’ironico e la presa in giro.
    Miranda sapeva che era naturale che all’inizio succedessero questo genere di cose, lo staff legava con lo staff e le band con le band, perché così era e forse così doveva essere, ma sapeva anche che con il passare delle settimane le cose un pochino sarebbero cambiate e ci si sarebbe mischiati con quei ‘VIPs’ abbastanza umili da sedersi a bere una birra con la gente che lavorava per loro, e lei, nella sua abbastanza lunga esperienza, di gente così ne aveva conosciuta tanta, per fortuna.
    Il resto della giornata era stato dato libero a tutti, il primo impegno era fissato per la mattina successiva alle nove, avrebbero dovuto trovarsi tutti nel parcheggio e, sempre a bordo dei fidati pullman, si sarebbero diretti al parco dove sarebbe stato montato il palco lavoro di cui si sarebbero occupate le persone assunte proprio per questo motivo.
    Con un ordine quasi inverosimile per quel mare di persone a poco a poco tutti ricevettero le chiavi delle proprie camere dalla Reception, May, Niky e Miranda occupavano la stanza 324 al terzo piano dell’hotel; dopo aver preso la loro roba montarono in ascensore e in meno di dieci minuti erano tutte e tre distese a letto a fissare il soffitto color crema, in silenzio.
    -Quindi ci siamo.- statuì Niky pensierosa.
    -No, in realtà sto controllando la tua mente e ti sto facendo immaginare quello che voglio…- rispose May.
    -Ian Watkins nudo è chiedere troppo?- replicò la moretta mettendosi a ridere.
    -A me va bene anche vestito!- commentò Miranda –Mi accontento di poco, io!- aggiunse facendo una linguaccia alzandosi poi dal letto e mettendosi alla finestra.
    -Abbiamo una vista pazzesca comunque, quando arrivano le band da qui ce le becchiamo tutte!- commentò scostando la tenda.
    -Infatti penso che salterò la cena e starò qui a guardare chi arriva…- convenne Niky avvicinandosi all’amica -…aAnzi vado adesso a farmi la doccia perché così poi non mi scollate più da questo vetro!- disse risulta saltando giù dal letto prendendo la sua roba e chiudendosi in bagno.

    Avvistamento 1
    Ore 18.01
    Soggetto: My Chemical Romance
    -Frank è un nano!- rise May scuotendo la testa mentre Niky borbottava qualcosa, probabilmente qualcosa riguardante il fatto che Frank doveva essere poco più alto di lei, al massimo di qualche centimetro.
    -A me piace Ray!- convenne Miranda sporgendosi un po’.
    -Per gli amici Telespalla Bob…- commentò la moretta.
    Erano in fila davanti alla finestra della loro camera con una birra a testa e svariati sacchetti di cose da mangiare e si stavano godendo tutto lo spettacolo: i My Chemical Romance erano stati i primi ad arrivare, stavano scendendo in quel momento dal loro tourbus, parlottando tra di loro e salutando qualche fan arrivata per l’occasione.
    -Mikeyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy- esclamò senza un perché a voce altissima Niky, mentre le altre due la fissavano stranite –E’ carino e coccoloso non trovate?- continuò lei senza staccare gli occhi dal bassista della band che con una faccia da sonno non indifferente stava salendo dei gradini, rischiando un paio di volte di uccidersi.
    -Sarà… mMa Frank regna!- replicò May battendo un pugno sulla mano aperta.
    -Berto regna!- ribattè Miranda, usando quel nomignolo che le sue due amiche avevano affidato a Bob, il batterista.

    Avvistamento 2
    Ore 18.16
    Soggetto: Lostprophets
    Niky era in preda a una seria crisi cardiaca.
    May aveva la faccia spalmata al vetro, tanto che la sua impronta sarebbe rimasta lì probabilmente nei secoli dei secoli.
    Miranda se ne stava in ginocchio per terra con gli occhi a forma di cuore e le mani giunte sotto il mento.
    Erano appena scesi: i Lostprophets avevano appena messo piede sul suolo di Fresno e le tre erano già vittime di una carenza respiratoria.
    La prima a cadere era stata Miranda nel momento in cui Jamie Oliver, il tastierista, aveva saltato a piè pari i tre scalini della scaletta del tourbus con un cappello nero calato in testa e gli occhiali scuri che si era poi tolto agitandoli in aria per salutare i fan.
    -Io prima o poi lo rapisco e lo lego nel mio armadio, anzi lo ammanetto, preferisco le manette alle corde, sono più pratiche.- questo era stato il commento di Miranda quando l’aveva visto, per lei Jamie era una sorta di mito, lei adorava Jamie.
    Poi era toccato a Niky, ma non solo, il colpo al cuore era stato inferto probabilmente a tutte e tre quando lui, Ian Watkins, era sceso con una giacca di pelle tanto stretta da essere sul punto di esplodere; con i capelli spettinati e quel solito sorriso stampato su quella faccia da sberle che avrebbe probabilmente steso il 99,9% della popolazione femminile, e anche maschile, mondiale.
    -Mio Dio… Non può essere vero… Non è reale… Questo è un mio sogno…. – aveva detto Niky - Strano però..… Non è in boxer!- aveva poi aggiunto con espressione meno sognante e forse leggermente più maniaca.
    L’ultima era stata May, nel momento in cui quello che reputava uno degli uomini della sua vita era sceso sull’asfalto: lui Lee Gaze in maglietta azzurra e pantaloni bianchi aveva appena toccato il suolo di Fresno, e lei era morta sul colpo.
    -Porca puttana! Porca puttana! Porca puttana!- il suo commento forse era stato il meno elegante dei tre, ma di certo, secondo la biondina, era un concentrato di tutto quello che le stava passando nella testa in quel momento.

    Avvistamento 3
    Ore 18.48
    Soggetto: Avenged Sevenfold
    -Maaaaaaaaaamma mia quanto è figo quel ragazzo!- sbottò May con gli occhi fissati su M.Shadows.
    -Maaaaaaaaaamma miaaaaaaaaaaaaa- ripeté.
    -Maaaaaaaaaamma miaaaaaaaaaaaaa-
    -May cambia il disco, è la sesta volta che lo dici!- rise Niky.
    -No, ma cazzo, l’hai visto? Hai visto che porca pigna di fisico che si ritrova? Hai visto che roba? Troppa grazia a Sant’Antonio dicono da noi! No ma dico ma porca vacca… oOk, la smetto p o mi arrestano!- statuì la biondina facendo finta di chiudere gli occhi ma riaprendoli subito dopo, non si sarebbe persa neanche un secondo di quella sfilata, neanche sotto tortura.
    -Tu puoi anche concentrarti su Matt ma voglia parlare delle spalle di Synyster? Perché ci sono parecchie cose da dire…- iniziò a commentare Niky vedendo Synyster Gates che scendeva dal tourbus con una maglietta viola addosso e un’immancabile cappello nero calcato sulla testa.
    -A parte la parola stupro non è che me ne vengano in mente poi così tante…- fece presente Miranda.
    -Ma che poca fantasia che hai Mir! Stupro, manette, sesso estremo, addominali, idromassaggio, lavatrice…-
    -Tu partendo da Synyster Gates arrivi a lavatrice?- chiese Miranda interrompendo May.
    -Perchè tu non te lo faresti su una lavatrice?- chiese molto seria la biondina.
    -Io sì!- intervenne Niky che con una mano prese la maniglia della finestra –Adesso gli chiedo di venire a prendermi…- continuò.
    -Eh?- si informò l’amica perplessa.
    -Gli urlo ‘Salvami o Diooooooo’…- spiegò la moretta risoluta.
    -Tu non gli urli niente…- la riprese May con l’aria della mammina premurosa, mammina che aveva appena sciorinato una serie di pensieri impuri non da poco sul chitarrista della band.
    -Non posso neanche urlare a Zacky WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA?- chiese Niky contrariata.
    -Non facciamoci riconoscere subito…- rise Miranda scuotendo la testa.
    -Comunque Matt è il migliore…- riprese May che non riusciva a staccare gli occhi dal cantante.
    -Ma sparati guarda Jimmy! Il Rev regna, si sa!- la corresse Niky che non riusciva a stare ferma tanta era la sua agitazione nel vedere a poco più di tre piani di distanza gli Avenged Sevenfold.

    [08 maggio 2007]

    Non avevano praticamente chiuso occhio.
    Dopo l’appostamento alla finestra May, Niky e Miranda erano scese a cena con il resto dello staff per scoprire, con loro grande delusione, che le band erano state confinate in una sala diversa dalla loro, cosa che aveva scombinato non poco i piani di Niky che era già pronta con macchina fotografica, videocamera e visore notturno, che Stephan le aveva fatto notare non sarebbe stato molto utile durante la cena visto che la stanza era perfettamente illuminata, ma quello era solo un dettaglio.
    Alle nove in punto erano nel parcheggio, eccitate neanche fosse stato il loro primo giorno di scuola: Miranda era decisamente più calma delle altre due, lei aveva già vissuto parecchie volte una simile situazione, ma Niky e May erano contagiose.
    Non avevano smesso un attimo di parlare, o meglio blaterare, da quando la giornata era iniziata, avevano mangiato talmente tanto da attirare l’attenzione di metà dello staff e, anche adesso, mentre montavano sul pullman stavano battibeccando per qualcosa di imprecisato, che probabilmente solo loro due sapevano.
    Sarebbe stata una giornata lunga, il primo concerto sarebbe stato l’11 ma l’apertura era come sempre il momento più difficile, perché bisognava prendere le misure per molte cose, bisognava capire bene chi era più adatto a ricoprire quale mansione, bisognava calcolare bene i tempi, e proprio per questo avevano iniziato a preparare il tutto con un così largo anticipo; poi, andando avanti, di sicuro le cose si sarebbero velocizzate e tutto si sarebbe incastrato alla perfezione, o almeno Jack sperava che così sarebbe stato.
    Gli operai erano già al lavoro per montare il palco, nel frattempo ci sarebbe stata una riunione generale dello staff per l’assegnazione specifica dei compiti e per le ultime indicazioni, nel pomeriggio, e tutto il giorno successivo, sarebbero stati montanti e preparati gli stand, il 10, il giorno prima del concerto, ci sarebbero state le prove delle band e Jack aveva preferito lasciare il minor numero di compiti possibili da svolgere quel giorno perché sapeva come andavano le cose: quando le band provavano i lavori andavano sempre a rilento, tutti si fermavano per ascoltare questa o quella canzone, succedeva sempre in questi tour e prima del concerto di apertura a maggior ragione.
    Per la grande inaugurazione oltre a Lostprophets e Avenged Sevenfold che sarebbero stati gli headliners di tutto il tour, avrebbero suonato la sera, come ospiti principali, anche i My Chemical Romance, che sarebbero poi tornati altre volte nel corso del tour, in altre date, ma che non sarebbero stati fissi come invece molti altri.

    [11 maggio 2007]

    My Chemical Romance

    What’s the worst that I can say?
    Things are better if I stay
    So long and goodnight
    So long and goodnight
    And if you carry on this way
    Things are better if I stay
    So long and goodnight
    So long and goodnight



    Frank fece un salto, atterrando sulle ginocchia nel momento in cui Gerard pronunciava le ultime parole di Helena, la canzone con cui il gruppo aveva deciso di concludere la propria performance.
    Miranda se ne stava a gambe incrociate dietro il palco con i gomiti sulle ginocchia e un sorriso ebete stampato in faccia, quella canzone le piaceva da morire, per qualche ragione la faceva davvero impazzire.
    Frank non era stato fermo un attimo, correndo da una parte e l’altra del palco e muovendo quella testa piena di capelli neri in continuazione, Ray ad un certo punto si era unito a lui ed avevano passato l’intera durata di Famous Last Words e ridere come due scemi, per qualcosa che si erano detti, e che nessuno avrebbe mai saputo cosa fosse.
    Mikey aveva mantenuto la sua parvenza di ragazzo serio e compito, che a volte non gli si addiceva neanche tanto, ad un certo punto di si era avvicinato alle quinte e Miranda gli aveva lanciato una bottiglietta d’acqua, cosa per cui l’aveva ringraziata con un enorme sorriso.
    Mir e le ragazze avevano cantato come matte ogni singola canzone, e adesso che la band stava lasciando il palco si complimentarono velocemente mentre loro passavano lì accanto per andare dietro le quinte e lasciare spazio al secondo gruppo della serata: i Lostprophets.

    Lostprophets

    Standing on the rooftops
    Everybody scream your heart out.
    Standing on the rooftops
    Everybody scream your heart out.
    Standing on the rooftops
    Everybody scream your heart out.
    This is all we got now
    Everybody scream your



    Niky era in estasi, completamente in estasi mentre guardava Ian saltare per il palco mentre cantava una delle sue canzoni preferite, una di quelle che amava cantare ovunque lei si trovasse, sotto la doccia, in mezzo alla strada, e, a volte, anche in camera nel cuore della notte.
    Ian era pazzesco, veramente tutto il gruppo lo era stato quella sera, la moretta ne era certa; i Lostprophets avevano dalla loro lo svantaggio di non essere americani, ma nonostante questo, erano riusciti a coinvolgere il pubblico forse anche di più della band che li aveva preceduti.
    Per loro era sempre un’avventura suonare in nuovo continente, soprattutto quando si trattava dell’America, e Niky aveva visto perfettamente tutta l’energia sprigionata in quei momenti sul palco.
    Li aveva visti dal vivo più di una volta, lei e May erano delle grandi fan, e in quel momento per lei essere seduta su un qualunque amplificatore nel backstage di un loro concerto equivaleva a essere molto più in alto del paradiso, equivaleva ad essere più o meno in braccio a Dio stesso.
    La moretta aveva cantato a voce così alta che May aveva temuto che il pubblico sentisse lei invece di Ian, passando lì vicino Lee, infatti, si era ritrovato a sorridere guardandola mentre con precisione infinitesimale seguiva le parole delle canzoni, seguendo alla perfezione anche le modifiche che Ian faceva esibendosi live, quasi Niky le conoscesse ancora prima del cantante stesso.
    Dio se amava quel tour.
    Era solo il primo concerto e già Niky lo amava alla follia, uno dopo l’altro aveva visto My Chemical Romance e i Lostprophets e per chiudere in bellezza mancava solo una cosa.

    Avenged Sevenfold

    Seize the day or die regretting the time You lost
    It’s empty and cold without you here, too many people to ache over
    Trials in life, questions of us existing here
    Don’t wanna die alone without you here
    Please tell me what we have is real



    Se volevano ucciderla adesso avrebbero potuto farlo e sarebbe morta felice.
    Aveva appena visto L’ASSOLO, l’aveva visto live a meno di tre metri di distanza da lei Synyster Gates aveva fatto l’assolo di Seize the Day e lei era morta e risorta almeno una decina di volte.
    May stava seduta a terra tra Niky e Miranda e fissava gli A7X mentre concludevano la loro performance salutando il pubblico, aveva gli occhi fissi su Matt al momento, non riusciva a non pensare a Fra, la sua amica che, quando era a casa, le aveva sempre fatto una testa grande come una casa sulle fossette del cantante, sulle sue braccia, sulle sue spalle, sul modo in cui quel ragazzo teneva il microfono e via dicendo.
    Adesso vedendolo non solo dal vivo, ma anche a distanza così ravvicinata May doveva ammettere che tutte quelle cose erano terribilmente vere e ipnotiche.
    Aveva visto altre volte gli Avenged Sevenfold live, molte altre, ma certo mai da dietro le quinte, mai a quel modo, ancora non riusciva a crederci che faceva parte di un tour simile, insomma certe cose succedono sempre agli amici degli amici degli amici, mai a te, e invece…
    Invece adesso si trovavano tutte e tre l’ sedute a terra e sapevano di doversi alzare perché per loro il lavoro non era finito, quando le luci del placo si spegnevano arrivava il momento in cui lo staff doveva sgobbare per smontare tutto, ma nessuna delle tre era al momento spaventata dalla cosa, anzi, May pensava che difficilmente quella notte sarebbe riuscita ad andare a letto a dormire, e che anzi, un po’ di fatica le avrebbe dato una mano a smaltire tutta l’adrenalina che aveva in corpo.
    Quello era solo il primo concerto, May, Niky e Miranda si ritrovarono con un sorriso ebete a pensare a quanti altri ce ne sarebbero stati…

    Here I am, rock you like a hurricane
    Here I am, rock you like a hurricane
    Scorpions - Rock you like a hurricane



    [21 Maggio 2007]
    - Gates sei stato un grande – Cassie seguì immediatamente il gruppo verso il loro camerino.
    - Grazie Cassie – disse il ragazzo passandosi una mano tra i capelli umidi di sudore, l’asciugamano che presto gli arrivò dritto in faccia, fu la risposta divina a una richiesta mai espressa.
    - Porca Puttana si è morti sul palco! – il Rev si allentò ulteriormente il nodo alla cravatta che portava a torso nudo.
    - Eh tu e Matt almeno eravate senza maglia! – esordì Johnny Crist, capeggiando quella folle corsa verso le bibite ghiacciate del mini-bar. Nessuno avrebbe saputo dire come e perché alla fine di un concerto si sfrecciava, superando di gran lunga le ottantotto miglia orarie della Delorian per raggiungere i camerini. Si camminava, quasi correndo e basta. Vuoi che fosse l’adrenalina, o un semplice fatto d’abitudine, ma se non eri preparato alla corsa campestre, difficilmente riuscivi a stare dietro a quei cinque ragazzi.
    - Dove cazzo è Zacky? – Matt fece fermare tutti, si guardarono in giro, per poi volgere lo sguardo alle proprie spalle. Tutta la band, insieme a tutto lo staff che li stava seguendo, si ritrovarono a fissare il ragazzo che stava amabilmente parlando con delle ragazze. - Porca puttana Zack porta il tuo culo qui con noi! – tuonò Synyster Gates minaccioso, e tutto scoppiarono a ridere quando videro il secondo chitarrista del gruppo sobbalzare per lo spavento, o comunque la sorpresa.
    - Dio! Sei un rompiballe di prima categoria Gates! – statuì il moretto scuotendo la testa.
    - E tu il solito stronzo che se non ci prova subito con qualcuna muore di stenti – ribatté lui cominciando a camminare lungo i corridoi di quel palasport. A differenza delle altre volte il concerto si era tenuto al chiuso e non all’aperto. E infatti tutti erano morti dal caldo su quel palco con i riflettori che ti cocevano a fuoco lento per le due ore abbondanti di durata del concerto.
    Arrivarono dopo qualche metro nel camerino, dove già li stavano attendendo Evelyn e Vicktorya. Le ragazze di Matt e Jimmy.
    - Complimenti – esordirono quasi in coro, per poi scoppiare a ridere. Vicky scese con un piccolo salto dal tavolino sul quale era seduta e si diresse verso Jimmy per abbracciarlo, aveva dato il meglio di sè su quel palco, le erano venuti i brividi sentendolo.
    - Dopo piccola – disse facendo un passo indietro – Rovinerei con il sudore gli abiti – statuì serio. Di Jimmy si potevano dire tante cose, fin troppe a suo parere, ma ci teneva ad avere stile, e rovinare gli abiti perfetti, anche se troppo succinti, della sua ragazza sarebbe stato un peccato.
    - Sbrigatevi – Cassie attirò l’attenzione della band. – Tra mezz’ora dovete uscire, c’è il Meet&Greet con i fan, e dopo il normale giro di autografi. – un coro di cinque sbuffi profondi e sonori riempì la stanza – Non voglio sentire storie, ok? – e fece un passo in avanti, portandosi al centro della stanzetta. Lentamente prese a guardarli uno a uno, con uno sguardo che prometteva guerra a volontà.
    - Perché non posticipiamo tutto di mezz’ora? – chiese Zachary sedendosi a peso morto su una delle poltroncine in velluto verde bottiglia.
    - Perché no – statuì lei con un’alzata di spalle – Abbiamo dei tempi da rispettare –
    Era divertente vedere come una ragazza dai lucenti capelli rossi e il kajal perennemente nero, alta poco più di un metro e al massimo due mele, riuscisse a intimorire cinque armadi a doppia anta.
    - Altrimenti che succede? – la provocò ridendo ancora una volta Zachary – Ci mandi a letto senza cena? -
    - T’impedisco di portarti a letto chi vuoi. E sai che ne sono capace – statuì lapidaria, facendo ammutolire il moro. Si conoscevano dai tempi del liceo, Zachary c’aveva provato con Cassie beccandosi un due di picche grande quanto una casa, ma da quel momento avevano iniziato a legare, a conoscersi ed ad accettarsi. Cassie era in grado di fare qualsiasi cosa, nel vero senso della parola, bastava vedere come aveva organizzato i primi concerti degli Avenged dopo il grande successo. Meticolosa e molto professionale era rispettata da chiunque avesse avuto l’onore di lavorare con lei. I ragazzi non avrebbero mai avuto il coraggio di agire contro di lei, infondo era anche merito suo se erano arrivati dove stavano in quel momento. Cassie, insieme ad Evelyn aveva sempre creduto in loro, aveva sempre dato quel sostegno morale che non li aveva fatti mollare, mai.
    - Ben detto Cassie! – battè le mani esaltato Brian.
    - Avete mezz’ora di tempo per rendervi presentabili, altrimenti verrete di là in qualsiasi condizione voi siate – fissò l’orologio per poi alzare di nuovo lo sguardo sui cinque ragazzi – Venticinque minuti! Ciao! – e sparì in meno di qualche secondo.
    - Tu sempre a farla innervosire – celiò Matt dopo aver dato un bacio alla sua ragazza.
    - Che ci volete fare, mi diverto con poco – rispose Zachary facendo le spallucce.
    - Già anche a diventare un immenso testa di cazzo ci si mette poco sai? – borbottò il Rev scuotendo la testa, ricordando con qualche piccolo risentimento l’ultimo tour prima di mettersi a incidere il nuovo cd. – Ci hai fatto fare il giro dell’Europa orientale in tourbus invece che in aereo, scusa se è poco! –
    - Ancora? – esclamò Zachary allibito – Jimmy cazzo fatti una bella scopata e passaci su! – aggiunse leggermente stizzito. Non avrebbe mai riconosciuto che la colpa era stata solamente sua, e, di certo, se c’era dentro lui doveva finirci in mezzo anche Gates. Sia mai che le malefatte venissero attribuite a solo uno dei due.
    - Sono rinato – Johnny attirò l’attenzione di tutti, si era lavato, cambiato e sistemato a tempo record.
    - Sei risorto al massimo – commentò Synyster Gates ridendo da solo per la propria battuta. Quando vide che nessun altro rideva scosse la testa contrariato – Perle ai porci! – statuì alzandosi – Ci vediamo tra cinque minuti – mugugnò cercando d’ignorare i commenti tempistica sul tempo che avrebbe impiegato per prepararsi.
    Perché Synyster Gates doveva essere perfetto, e non nel significato comune del termine, ma semplicemente lui doveva ispirare perfezione: nella musica, nella bellezza, nello stile. In tutto. E i suoi Bandmate ormai erano consapevoli di questo fatto, e si divertivano a criticare ogni piccola cosa. Fino a che una sera Synyster decise di farli impazzire: aveva passato mezz’ora buona ad appuntare ogni critica, e le tre ore successive chiuso nel tourbus a perfezionarsi, lasciando il gruppo in balia dei fan per tutto il tempo.
    Per i fan quel giorno Synyster Gates divenne Dio.
    Per i compagni quel giorno Synyster Gates divenne un morto che camminava.
    - Za’ ho trovato un reggiseno viola, è il tuo? – stranamente Gates uscì dopo solamente dieci minuti, stupendo i suoi compagni e facendo perdere Johnny e Matt che avevano scommesso su un quarto d’ora, come minimo, di ritardo.
    - Fottiti Gates – sbuffò entrando nello spogliatoio. – Ma per bene –
    - Se tutto va come dico io, fidati, stasera andrà alla grande! – rispose repentinamente l’amico soffiandosi sulle unghie della mano, e lucidandosele poi sulla spalla destra.
    I minuti passarono veloci, e, allo scoccare della mezz’ora, Cassie entrò a passo di marcia nella saletta.
    - Siete pronti? – chiese tenendo in mano la sua amata agenda, una sorta di diario magico per i ragazzi, segnava li ogni singola cosa.
    - Jimmy è entrato cinque minuti fa – rispose Matt sistemandosi i capelli davanti allo specchio. Johnny stava mangiando delle patatine alla paprika, Zachary aveva in mano il suo amatissimo side-kick e stava contattando non si sapeva quante persone, né, logicamente, per quale motivo. Era così: amava farsi sentire. Non importava se stavi dormendo, o eri appena rientrato dopo otto ore di lavoro, se Zachary decideva che doveva farsi sentire neanche staccando il cellulare si sarebbe stati in salvo. Brian dal canto suo era semplicemente seduto sulla poltrona, con le gambe ciondolanti dal bracciolo, e le braccia incrociata dietro la testa, il cappello posato sopra la faccia: insomma, stava quasi per dormire.
    - Gates, sveglia – tuonò la loro tour manager facendo morire d’infarto il primo chitarrista.
    - Sempre soave come una ruspa – biascicò sbadigliando. – Beh? Non vai a tirare fuori Jimmy dalla doccia? Le fan sarebbero contente di vederlo nudo – aggiunse grattandosi stancamente la testa, senza però rovinare, logicamente, l’acconciatura.
    - Avete ancora dieci minuti. Sono stata stretta con i tempi prima, sapevo che avreste fatto come minimo un quarto d’ora di ritardo – la ragazza fece le spallucce sedendosi sul bracciolo, dove fino a qualche attimo prima c’erano le gambe di Brian.
    - Tu sei la figlia del demonio! – statuì serio Zachary stappandosi una bottiglia di birra con un portachiavi. Non aveva le sue amate ciabatte a disposizione. Non che se le avesse avute le avrebbe utilizzate, Brian aveva promesso che se avesse rifatto per l’ennesima volta il trucchetto di stappare la birra con le ciabatte, gli avrebbe fatto mandar giù tutta la birra comprensiva di bottiglia e ciabatte.
    E Zacky sapeva il perché: lui non era riuscito in quella strabiliane impresa. L’invidia raggiungeva anche Synyster Gates.
    - E non mi dai il benvenuto in famiglia? – lo rimbeccò lei, con un sorriso professionale, smagliante ma con lo spessore di un foglio di carta.
    - Ah! Tu prima o poi finirai rinchiusa in qualche sgabuzzino, di qualche locale! – soffiò Zachary scuotendo la testa – Anche prima di poi! – aggiunse bevendo in un sorso più di metà birra. Aveva tremendamente sete, si era ucciso su quel palco, il pubblico aveva trasmesso loro una forza incredibile, e infatti, stramente, avevano fatto il bis di ben tre canzoni.

    I cinque ragazzi entrarono in una saletta, l’accesso era dietro le quinte del palco che stavano già smontando. Sorrisero tra di loro silenziosi, l’incontro con i fan li emozionava e divertiva sempre. Erano perfettamente consci che il loro successo non dipendeva esclusivamente dalla loro bravura, ma principalmente dai fan. Con gli anni non avevano modificato per niente il rapporto che avevano con il pubblico, certo la conoscenza era andata a farsi più rada a causa del numero sempre maggiore di fan, ma loro non avrebbero mai rifiutato a incontrarli e a passare del tempo con loro.
    Il primo a entrare nella saletta fu Matt, seguito subito da Johnny e Zachary; i primi sospiri e gridolini d’eccitazione riempirono la stanza. Jimmy notò all’incirca una ventina di ragazze e qualche ragazzo letteralmente spalmati sulla parete infondo alla stanza.
    - Chi deve essere giustiziato? – chiese Synyster Gates rivolto ai ragazzi, che si guardarono tra loro leggermente spiazzati.
    - Così li spaventi – rise Jimmy continuando ad osservarli.
    - Ma ci sono anche i tre texani! – esclamò Johnny indicando un trio composto da due ragazzi e una ragazza alti con i capelli rosso fuoco.
    - Oh, potete dire agli altri che ancora non abbiamo morso, nè ucciso nessuno? – disse Brian ai tre, che potevano essere considerati una vecchia conoscenza del gruppo. Avevano fatto quasi tutte le loro tappe Americane, e molte Europee, potevano definirsi i primi Fan esterni dalla cerchia familiare.
    - Tutto bene? – chiese una ragazza facendo un passo avanti. Era piccolina molto esile, alta poco più di un metro e sessanta i lunghi capelli biondi ricadevano fino a metà schiena in boccoli quasi perfetti, i grandi occhi castani tremavano leggermente, come le mani congiunte davanti alla cinta dei jeans.
    - Arghhhhhhhhh! – ringhiò Zachary verso la ragazzina che fece un passo indietro turbata.
    - Testa di cazzo la smetti di fare l’idiota? – lo rimproverò Matt avvicinandosi deciso alla ragazza. – Scusatelo, quando smette di suonare, smette di funzionargli anche il cervello! – esclamò strappando un sorriso a tutti i presenti.
    - Allora chi vuole fare qualche foto? – chiese Jimmy accostandosi a Matt, appoggiandogli senza molti problemi il braccio sulla spalla.
    - Io! – una ragazza alta dai corti capelli viola attirò l’attenzione del batterista, che, allontanandosi nuovamente dall’amico di diresse verso di lei.
    - Allora fotografiamoci! – sorrise come sempre.
    La tensione si sciolse, Zacky si andò a scusare con la ragazza bionda, che ancora lo guardava leggermente spiazzata, insieme a Johnny però riuscirono a farle strappare la promessa di non smettere d’ascoltare il gruppo. Infondo Zachary, se tenuto al guinzaglio, era innocuo, almeno su questo continuava a illudersi l’intera band. C’erano un paio di ragazze molto silenziose, erano rimaste infondo alla stanza, avevano fatto sì e no un paio di foto, e continuavano a osservare lo svolgersi della serata con gli occhi lucidi. Ma non avevano fatto niente per parteciparvi.
    Jimmy le inquadrò per qualche istante, mentre stava per bersi una bella bottiglietta d’acqua frizzante. La loro timidezza le stava lentamente rendendo trasparenti, ne era certo. Una, la più alta delle due, non era prettamente una modella, anzi si poteva dire che la sua stazza fosse decisamente l’opposto: aveva due incredibili occhi blu e i capelli ricci e lunghi fino alla schiena. L’amica invece era più bassa, e il suo caschetto castano arrivava alle orecchie.
    Il batterista fece il giro lungo della sala, per poter arrivare alle spalle delle due.
    - Non mordiamo – disse facendole sobbalzare.
    - Però comparite alle spalle della gente, facendola morire d’infarto – constatò la più grande delle due, arrossendo subito dopo d’imbarazzo, per aver risposto in maniera così irriverente a uno di loro.
    - Uno a zero per te! – sorrise Jimmy, non voleva di certo metterla ulteriormente in imbarazzo. Troppe ragazze a volte non li avvicinavano perché non avevano fisici da modelle o non erano definibili bombe sexy. Il mondo era proprio strano. – Come mai siete qui in disparte? Non vi divertite? – chiese guardando le due direttamente negli occhi.
    - No – disse la ragazza dai capelli castani alzando il volto fino a incrociare nuovamente lo sguardo di lui.
    - Allora cosa? – domandò curioso.
    - La mia amica ha una cosa da darvi – e dando una gomitata alla ragazza sorrise angelicamente, mentre Ronnie, Veronica, avrebbe decisamente voluto ucciderla quella traditrice della sua migliore amica.
    - Amo i regali! – esclamò il batterista battendo le mani un paio di volte, e poi sfregandole con fare famelico.
    - Hey! Ragazzi! – con un urlo richiamò l’attenzione degli altri. – Basta foto! Si passa ai regali! – sorrise tutto contento.
    - Ecco – la ragazza porse a Jimmy un pacco, abbastanza grande le mani le tremavano quasi per l’emozione, era riuscita quasi a passare inosservata, il suo piano aveva avuto una piccola falla: Jasmine.
    - Oddio, li hai fatti tutti te? – chiese Synyster Gates realmente stupito, osservando i vari collage inseriti accuratamente tra quelle pagine.- Si – mormorò quasi a bassa voce la ragazza.
    - Ma sono stupendi! – sorrise Matt colpito come gli altri.
    - Beh i soggetti lo sono – disse trovando il coraggio, da qualche parte dentro di sè – Photoshop ha fatto il resto – aggiunse sospirando. Smise di respirare non appena Matt l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia, cosi come gli altri ragazzi ringraziandola e disperdendosi per aprire gli altri regali.
    Ne ricevettero molti: peluche, scatole di cioccolatini, bottiglie di liquore bandiere e mille altre cose, che sarebbero andate direttamente nella loro stanzetta magazzino una volta tornati a Los Angeles.
    Si misero a sedere dietro il tavolo e con serenità firmarono gli autografi dei presenti, su magliette, cd e fogli. Amavano i Meet&Greet più degli altri incontri, davano un minimo di contatto con i fan, una parvenza di conoscenza più approfondita.
    - Allora, avete domande? – chiese Matt appoggiandosi allo schienale della sedia, e incrociando le braccia al petto.
    - Che effetto vi fa questo successo quasi mondiale? – chiese Albert, un ragazzo Brasiliano che avrebbero scoperto successivamente essere uno dei fondatori del loro primo fan club sudamericano.
    - Bellissimo direi – commentò Synyster aggiustandosi il cappello rosso in testa.
    - A volte stentiamo a crederci! – aggiunse Johnny stiracchiandosi le braccia.
    - E non vi stancate a stare sempre in giro? – chiese la biondina evitando accuratamente lo sguardo di Zachary. Il secondo chitarrista era riuscito a traumatizzarla con i suoi comportamenti eccentrici e leggermente fuori posto. Almeno non l’aveva fatta piangere, come era successo qualche mese prima, nell’ultimo tour prima di rinchiudersi in studio a incidere. Aveva ridotto in lacrime una povera fan terrorizzata dalla sua presenza.
    - Dopo oltre cinque mesi passati a incidere in studio, questo tour ci è parso una benedizione divina! – commentò Johnny sorridente.
    - Se non fossimo usciti da quel dannato studio, avremmo finito per scannarci a vicenda! – aggiunse Zachary fissando intensamente la biondina. Cominciava a trovarla interessante, e non era per niente male, magari a fine incontro le avrebbe proposto di andare a bere qualcosa insieme, se non fosse scappata a gambe levate in lacrime avrebbe potuto essere un ottimo bocconcino.
    - Ma il vostro legame è cosi forte come sembra? – chiese un ragazzo alto e biondo passandosi una mano tra i capelli.
    - Assolutamente no –
    - Assolutamente si –
    Matt e Brian si guardarono per circa trenta secondi prima di scoppiare a ridere con il resto della band.
    - Diciamo che molte cose sono vere, siamo una sorta di famiglia composta da cinque fratelli – rispose il cantante sorridente.
    - Oh che carini! – sospirò una moretta tutta sognante.
    - Ragazzi, mi spiace ma è ora di andare –
    Cassie era immortale, tutti i membri della band ne erano fermamente convinti. Perché il suo compito era anche quello d’interrompere i Meet&Greet e i vari incontri con i fan, e le maledizioni più o meno verbali che le erano arrivate in quegli anni, erano la dimostrazione del fatto che fosse immortale. Era ancora viva e in piena salute.
    - La sua foto la trovate nel sito ufficiale, in formato A3 così, potete giocarci a freccette! – disse Brian salutando con la mano tutti i ragazzi.

    *


    The bitch is hungry
    She needs to tell
    So give her inches
    And feed her well
    More days to come
    New places to go
    I've got to leave
    It's time for a show

    Here I am, rock you like a hurricane
    Here I am, rock you like a hurricane
    Scorpions - Rock you like a hurricane



    [26 Maggio 2007]

    Ian Watkins era maledettamente stanco, non ce la faceva più a muovere neanche un muscolo, si mise a sedere sulla poltroncina in vimini nel patio dell’hotel. Aveva provato tutto il giorno, saltando su e giù per il palco, anche sotto il sole più cocente. Dovevano aggiustare un problema del suono, il concerto della sera prima aveva creato non pochi disguidi a tutte le band. E dato che da Seattle non sarebbero partiti prima di due giorni, non avevano perso tempo, e ogni band si era messa a provare.
    - Hai una faccia! – commentò quasi schifato Jamie, che invece risplendeva quasi di luce propria. Per via di una semi-slogatura al polso sinistro, dovuta a un brutto tiro con la mazza da baseball aveva potuto saltare tutte le prove. Quindi, il signorino, si era fatto una cosa come quattordici ore di sonno e aveva usufruito del centro di bellezza convenzionato con l’hotel per farsi fare due ore di massaggi.
    - Impiccati – commentò il cantante dei Lostprophets passandosi una mano stancamente sul viso. Erano solo le undici di sera, e si rifiutava categoricamente di andare a letto a quell’ora.
    - Già ma io da morto, e logicamente risorto, sarei sempre più informa di te in questo momento – aggiunse il tastierista sedendosi sulla poltroncina accanto a quella dell’amico. Ian dal canto suo non avrebbe potuto obbiettare niente: aveva ragione. Ma la soddisfazione di sentirselo dire, Jamie, non l’avrebbe avuta mai.
    Ian si stiracchiò, così facendo la maglia si ritirò mostrando le due pistole che aveva tatuate sul ventre.
    - Smettila di metterle sempre in mostra Watkins! – la voce tuonante di Synyster Gates lo fece sorridere.
    - Oh, senti la voce della verità! – celiò Jamie facendo l’ennesima volta le spallucce, Ian si era ripromesso di legargli le spalle prima o poi, se non avesse smesso con quel tic.
    - Fino alla settimana scorsa non ero il demonio? – chiese Brian inarcando il sopracciglio con fare interrogativo.
    - Hai detto bene! Fino alla settimana scorsa… Questa è quella della ‘voce della verità’… - rise l’altro stiracchiandosi le gambe, per poi accavallarle all’altezza della caviglia.
    - Ah beh se lo dici tu – annuì il chitarrista degli Avenged Sevenfold con fare vagamente accondiscendente.
    - E chi altri lo dovrebbe dire? – intervenne il batterista della band, appoggiandosi alla spalla di Synyster.
    - Puffo! – Jamie si alzò di scatto per andare a salutare Jimmy, il puffo.
    - Hey – la solita stretta di mano all’americana, che faceva tanto film di secondo, anzi quinto ordine, e una pacca sulla spalla. Era strano credere che due persone cosi diverse fossero così amiche. I Lostprophets e gli Avenged Sevenfold si conoscevano ormai da più di tre anni, e infatti avevano accettato volentieri l’ingaggio di questo tour come headliners insieme, nonostante i loro generi differissero l’uno dall’altro.
    Jamie e Jimmy avevano legato da subito, e quel legame in tre anni di amicizia era diventato più solido che mai.
    - Non siete andati al club? – chiese Ian a Brian e Jimmy, che scossero la testa come risposta negativa.
    - Lo sapete che in Bulgaria quello è un no? – statuì sorridente Jamie.
    - Eh? – chiesero in coro gli altri tre.
    - Ma si! In Bulgaria, est Europa, per chi non lo sapesse… - e guardò intensamente i due bandmate americani, che lo fulminarono con uno sguardo a dir poco assassino. – Scuotono la testa per dire sì, e annuiscono per dire no… -
    - Cazzo! – sbottò Synyster Gates, facendo sobbalzare due povere ragazze che passavano di là. – Ora riuscirò finalmente a guarire dalla mia insonnia! Ecco cosa non mi faceva dormire! – proferì con tono avvincente e molto ‘sentito’.
    - Fottiti Gates! – borbottò Jamie leggermente risentito, non troppo, un po’…
    - Non ero la voce dalla verità? – celiò lui sbattendo le folta ciglia nere, sedendosi sulla poltroncina di fronte al tastierista dei Lostprophets.
    - Oh, senti, oggi sei un po’ troppo simpatico sai? – ribattè passandosi una mano tra i capelli.
    - La tua ragazza? – chiese Ian rivolto a Jimmy che con un’alzata di spalle si ritrovò a sorridere.
    - Sta cercando di corrompere Jared Leto, per farsi dire la marca dei suoi trucchi! – rise divertito – e lo tampinerà fino allo sfinimento, perché partono domani e tornano tra un mese i 30 Seconds To Mars, e lei vuole saperlo ora – tutti risero. Vicky all’apparenza era la classica russa: gelida e distaccata, invece una volta che la si conosceva era la copia femminile di Jimmy: maliziosa, intrigante, disponibile ma soprattutto folle.
    - Quant’è che state insieme? – chiese Jamie corrugando le sopracciglia.
    - Tanto – rispose lui sorridente – Ma mai abbastanza… - aggiunse ridendo, e una serie di fischi e urli da parte degli altri tre ragazzi lo stordirono. – Siete tutti invidiosi! – aggiunse portandosi le braccia conserte al petto.
    - Invidiosi di cosa? – chiese Matt uscendo dall’albergo con un braccio intorno alle spalle di Evelyn.
    - Ecco l’altra coppia di sposi – borbottò Jamie.
    - No, Matt non mi vuole sposare, dice che sta aspettando quella giusta! – sorrise Evelyn pizzicando il fianco del proprio ragazzo. – Dice che fa palestra di vita con la sottoscritta –
    - Esatto… - annuì il cantante andandosi a sedere sul divanetto più esterno e portandosi a sedere sopra di lui Evelyn. – Chiamami scemo – aggiunse facendo ridere tutti gli altri.
    - Porca puttana troia! – l’esclamazione educata e fine di Zachary fece sorridere tutti i presenti.
    - Amen – disse Lee che camminava al suo fianco.
    - Mi sono sporcato la camicia, vacca boia! – aggiunse il chitarrista degli Avenged guardandosi una macchia cremisi sulla sua camicia a scacchi bianchi e neri.
    - Eh, te l’avevo detto che ti mangiavi anche l’ultimo hamburger avresti finito con il pentirtene… - celiò il biondino sorridente, salutando con un gesto della mano il resto della comitiva.
    - Porti sfiga gallese del cazzo! – borbottò lui prendendo la felpa di Synyster e infilandosela stando ben attendo che la macchia di ketchup fosse asciutta, era arrabbiato e scocciato ma perfettamente lucido: se avesse macchiato la felpa di Mr. Perfezione sarebbe morto.
    - Hey che cazzo hai contro i gallesi? – chiese Ian scoccandogli un’occhiataccia che doveva essere presa come minaccia di morte.
    - Ah, se mi fanno sporcare le mie camicie preferite, ne ho di motivi per avercela con voi gallesi del cazzo –
    Sospirò lui contrariato scuotendo la testa.
    - Sei un polo negativo dell’educazione! – commentò Jimmy.
    - Eh? – disse allibito Zachary.
    - Non solo ogni parola che dici ci infili una parolaccia, ma fai abbassare il livello culturale della conversazione di almeno una ventina di punti – spiegò come se fosse una cosa più che normale, la sua costatazione.
    - Ma fottiti Jim! – rispose lapidario passandosi una mano tra i capelli.
    - Vedi? Vedi? Vedi? – disse l’amico indicandolo con un dito in maniera accusatoria.
    - Hai una sigaretta Syn? – Zachary decise di ignorare Jimmy, quella decisamente non era la sua serata, e non aveva voglia di ascoltare i farneticamenti del batterista: uno spreco di energie.
    - Non sono un fottuto tabaccaio – biascicò il moro scuotendo la testa.
    - Tienilo pure – disse Evelyn lanciandogli un pacchetto di Morlboro Light. – A buon rendere – aggiunse per tornare poi ad accoccolarsi a Matt.
    - Dio ti benedica – sentenziò afferrandolo quasi al volo, prese il suo zippo d’argento e si accese una sigaretta.
    - Beh, ma non avete una cazzo di vita sociale? – una voce maschile fece girare il gruppetto.
    - Jack! – esclamò Jamie salutandolo, seguito da tutti gli altri.
    - Che allegro quadretto di sfollati – rise appoggiandosi con le mani sullo schienale della poltroncina dove era seduto Jimmy.
    - Tu non è che sei messo tanto meglio se stai qui a parlare di noi! – ribattè Ian ghignando.
    Jack li guardò sorridente, poi si girò verso l’entrata dell’albergo – Ragazze, si fa tardi… - e dopo qualche secondo sei ragazze comparvero come dal nulla tra risate e sorrisi. – Dicevate? – chiese poi rivolto al gruppetto di ragazzi che rimase attonito a fissare la scena. Erano tutte ragazze dello staff, Synyster aveva riconosciuto Joahnna e Miranda, e c’erano insieme a loro una ragazza dai capelli rosso fuoco, una moretta e una biondina. Non erano modelle, ma messe li tutte vicine, con abiti che durante il giorno se li sarebbero sognati facevano un gran bell’effetto.
    - Chi guida l’altra macchina? – chiese vedendo arrivare altre quattro ragazze. – No Niky, scordatelo che ti faccio guidare l’Hammer, tu che sei abituata con le macchinine italiane – disse accarezzando la testa della ragazza mora che alla sua domanda, aveva prontamente alzato la mano saltellando in punta dei piedi.
    - Miranda, né a te ne a May faccio guidare, inutile che ammicchiate – ribadì ridendo.
    - Tiè! – disse Niky facendo la linguaccia alle due, che dopo essersi scambiate uno sguardo d’intesa iniziarono a rincorrere l’amica, giurando le peggiori vendette.
    - Va beh. Io che non sono messo meglio di voi – disse abbracciando per le spalle due ragazze – me ne vado al Copa Cabana – e con un occhiolino salutò le due Band quasi al completo per poi dirigersi verso il parcheggio.
    - Hai capito… - commentò Matt ridendo. – Ma la ragazza castana con la minigonna jeans, non è Johanna Syn? – domandò poi con finto tono innocente.
    - Minigonna? Io ho visto una fascia per i capelli addosso a quella… - rispose lui seguendo con lo sguardo quel gruppo di ragazze e Jack. - Sì, è lei comunque – aggiunse ghignando. Prima o poi avrebbe avuto di nuovo il piacere di farci quattro chiacchiere.
     
    Top
    .
6 replies since 3/6/2009, 08:47   189 views
  Share  
.