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  1. •{ Dudina
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    Blaise Zabini amava la primavera perché sapeva benissimo quanto gli donasse. Il sole aveva un modo tutto particolare di scintillare sui suoi capelli corvini e di illuminargli il viso già naturalmente abbronzato. Inoltre, cosa non trascurabile, col primo caldo poteva smettere i pesanti completi invernali che, pur facendolo apparire tenebrosamente bello, in qualche modo dissimulavano le sue forme statuarie.
    La cosa più bella della primavera però era il preannunciarsi dell’estate.
    Blaise sorrise e prese il portafogli dalla tasca interna del mantello. Moltissime persone portavano tra i soldi e le carte della Gringott la fotografia di qualcuno a cui tenevano particolarmente e Blaise Zabini non faceva eccezione: sotto i suoi occhi uno splendido bronzo greco stava emergendo dalle acque cristalline del mare, abbronzato, bruno e pericolosamente bello, con quel torace brunito dal sole e quegli occhi che risaltavano cristallini e verdi come il mare.
    Il ragazzo sorrise, era inequivocabile che il mare esistesse nel creato per essere un complemento perfetto dei suoi occhi.
    Soffiò un bacio alla fotografia dove il soggetto ritratto ricambiò il suo sguardo con un sorriso affascinante. Dopodiché Blaise ripose con ogni cura foto e portafogli.
    Si, la primavera era davvero una cosa splendida: gli uccellini che cinguettavano, le coppiette innamorate che tubavano nel parco della scuola, il sole …
    Tre o quattro cornacchie appollaiate su un ramo spoglio gracchiarono e lui lanciò loro uno sguardo contrariato.
    Poco più lontano le coppiette in amore si scambiavano tenere frasi…
    - Tess maledizione io non ti capisco! -
    Quella voce proveniva da una zona imprecisata alla sua sinistra, probabilmente da dietro quei cespugli di sempreverdi in direzione del lago.
    Blaise scosse il capo: non riusciva a capire perché Goldstein non capisse Scervellata Steeval, una donna che aveva tutta la sua comprensione impegnata com’era a coltivare indefessamente la bellezza propria e altrui a colpi di Incantesimi Pettinanti, Arriccianti, Liscianti e di formule di creme e lozioni per ogni esigenza umana. Era una missionaria, un’eroina. Blaise aveva l’impressione che Goldstein non sarebbe mai riuscito a vedere in lei l’intima nobiltà di chi combatte in prima linea la sciatteria diffusa.
    Dagli alberi alla sua destra proveniva un’altra voce conosciuta: melodiosa come quella di una banshee, tenera come le zampe di una manticora, delicata come le unghie di un Ippogrifo.
    - Si come no …Re delle Donnole, Portiere dei miei stivali! La tua testa non funziona al di là di una Pluffa! Accidenti a te …che ti beccasse un Bolide in piena testa! -
    Daphne, l’eterea, soave Daphne, augurava ogni bene al suo adorato Weasel che a voce più bassa farfugliava delle scuse per essersi adirato con lei per via della faccenda del Filtro d’Amore, spiegandole che non riusciva nemmeno a capire come gli fosse venuto in mente il pensiero di arrabbiarsi, figurarsi quello di vendicarsi!
    Se Blaise aveva visto giusto, riconoscendo la giusta dose di dolcezza negli insulti di Daphne (che adesso stavano decisamente scadendo nel triviale mentre spiegava a chiare lettere come Weasel poteva adoperare Pluffe, Bolidi, manici di scopa e in definitiva tutto il suo armamentario da Quidditch), avrebbero fatto pace al più presto. Certo, alcuni suggerimenti sull’uso del Boccino erano anatomicamente poco probabili ma era quasi certo che Daphne molto presto avrebbe finto di cedere alle scuse di Weasel e concedergli graziosamente il suo perdono.
    Ma la conversazione più rilassante si stava svolgendo proprio dietro l’albero sotto cui Blaise si era seduto comodamente per godersi il sole.
    - Imbecille -
    Ancora, implorò Blaise silenziosamente.
    - Sei un maledetto imbecille -
    Oh sì, continua, sospirò Blaise chiudendo gli occhi con aria beata.
    - Ma cosa dico? Potter sei un incommensurabile imbecille -
    Splendida!
    C’erano momenti in cui Blaise pensava che sarebbe anche arrivato ad amare Ginevra Weasley se lei non fosse stata una purosangue degenere e rinnegata (lui non aveva il pelo sullo stomaco del Signor Malfoy che tanto aveva tramato fino ad arrivare a prendersi la Granger).
    L’unico problema era che il rosso dei suoi capelli e il castano profondo degli occhi sparava nettamente col corvino e verde acqua dei suoi splendidi colori, pensò Blaise.
    No, decisamente per dare adeguato risalto alla sua persona, lui aveva bisogno di una bionda con gli occhi chiari.
    In attesa di trovarne una adeguata andava in giro con Malfoy.

    ***

    And in a world on a silver platter
    And wondering what it means
    No one to share
    no one who truly cares for me
    Alicia Keys, If I Aint’t Got You


    Ginevra Weasley era in preda all’ira più spaventosa che a memoria di studente si fosse mai vista dal giorno in cui la Squadra d’Inquisizione aveva bloccato lei e tutto il gruppetto VIP di Gryffindor nell’ufficio della professoressa Umbridge in una parentesi di passato mai compianta da Gazza come nell’ultimo periodo.
    Quel giorno Malfoy era finito in infermeria divorato vivo da un nugolo di insetti infernali e i componenti della Squadra di Inquisizione (che in passato aveva fatto simpatiche rimpatriate per ricordare quei tempi luminosi) lo avevano seguito a ruota: Schiantati, Gambizzati, Impastoiati eccetera.
    Il Ragazzo Sopravvissuto era ugualmente arrabbiato, animato da uno sdegno quasi sacro. Ma dentro di sé sapeva che se fosse uscito vivo da quella conversazione il suo appellativo sarebbe cambiato in Ragazzo Doppiamente Sopravvissuto.
    - Non ritiro quello che ho detto – replicò - Per quanto mi riguarda non voglio nemmeno più trovarmela davanti. -
    Ginny si gonfiò come nemmeno Mamma Weasley avrebbe saputo fare, inalberò un cipiglio che avrebbe fatto sudare freddo Percy e si esibì in un sorrisino acido che Fred e George avrebbero preso appunti per riuscire a imitare.
    - Sei un vigliacco –
    Harry abbassò i pugni, spiazzato. Si aspettava l’impatto con una valanga di espressioni più o meno violente non quel sussurro pronunciato in un tono di assoluta ovvietà.
    - Puoi ripetere per favore? – fece, infuriato.
    - Ti ho dato del vigliacco – Ginny alzò il mento sostenendo il suo sguardo con decisione – E’ così che chiamo le persone che non hanno intenzione di mettere in discussione una minima parte delle loro vedute per paura di quello che potrebbero portare a galla -
    - Andiamo Ginny – rispose Harry a denti stretti, cercando di controllare la rabbia che quelle parole avevano acceso dentro di lui – stiamo parlando di Malfoy. E’ una battaglia persa la tua -
    - Malfoy non mi piace più di quanto non piaccia a te – replicò Ginny, calma – ma non possiamo farci nulla. Nulla, Harry; ma del resto non sono io che ci sto insieme né tu. Non puoi vendicarti su Hermione, non ne hai il diritto. -
    - Io non mi sto vendicando su Hermione! – gridò Harry fuori di sé – Stiamo parlando di Draco Malfoy, un futuro Mangiamorte, il figlio di un Magiamorte. Ti sei dimenticata che cosa suo padre ha fatto a te? Che cosa ha fatto sua zia a Sirius? Ti sei dimenticata di sei anni di insulti, di umiliazioni, di minacce e quant’altro? -
    - No – rispose Ginny, - e non lo ha dimenticato nemmeno Hermione. Semplicemente ha preso atto del fatto ormai estremamente ovvio che i loro rapporti sono cambiati. Non è Malfoy a essere cambiato né Hermione è diversa dalla ragazza che hai sempre adorato in questi anni, è il loro rapporto che è cambiato ma la cosa riguarda soltanto loro due. Anche se per te è doloroso accettarlo devi farlo per amore della tua amica -
    - Non ci riesco -
    Harry si passò una mano sulla fronte, sembrava disperato.
    - Non esiste il “non ci riesco” – disse Ginny, implacabile – al massimo esiste il “non lo voglio abbastanza” -
    - E se anche così fosse? -
    Ginny gli lanciò uno sguardo di commiserazione – Va bene, allora rinuncia alla ragazza che ti ha aiutato a crescere. Fallo per una questione di principio, del resto è una cosa che sei molto bravo a fare no? –
    Per un attimo scese il silenzio, un silenzio tormentoso rotto solo dal fischiare del vento che intorno a loro sollevava un pulviscolo denso di terra e di foglie frantumate.
    Harry distolse lo sguardo da quello della ragazza che lo fronteggiava con la pacata tranquillità di chi ha capito soprattutto le cose non dette.
    - Gin – esordì Harry lentamente – lo sai anche tu che non va bene. Malfoy ci odia -
    - Perfettamente ricambiato a quanto so -
    - Ginny … -
    La ragazza scosse il capo e alzò le mani per fargli tacitamente segno di ascoltarla – No Harry, è inutile che tu stia qui a fare l’elenco di tutti i motivi per cui questa situazione non dovrebbe esistere. Perché esiste, che ti piaccia o no –
    - Perché non l’ ha lasciata in pace? – la voce di Harry risuonava adesso di una nota profondamente smarrita, si tolse gli occhiali e si passò di nuovo la mano sulla fronte, poi sugli occhi. Quando la guardò di nuovo gli occhi miopi e spalancati gli conferivano un’aria ancora più vulnerabile.
    Ginny deglutì a vuoto e abbassò lo sguardo battendo le palpebre che andavano inumidendosi e si impose di non muoversi nemmeno di un passo anche se ogni cellula del suo corpo le gridava di correre da lui e di abbracciarlo, di fargli posare la testa contro il proprio seno per mormorargli mille parole dolcissime e rassicuranti. Parole che le premevano dal cuore contro le labbra cosicché lei fu costretta a stringere i denti per non urlargliele.
    Andrà tutto bene amore mio, andrà tutto bene, ci sono qui io con te.
    Poi Harry inforcò nuovamente gli occhiali e lei celò accuratamente ogni traccia di emozione che potesse trasparire dal suo viso.
    - Lo ha fatto per allontanarla da noi – il tono di Harry era carico di amarezza – Lei non può esserne innamorata, non di Malfoy, maledizione! -
    La voce di Ginny, sorprendentemente limpida e dolce lo interruppe prima che potesse aggiungere altro – A lei lo hai chiesto? –
    - Si -
    - Che cosa ti ha risposto? -
    Per la prima volta conoscere così bene Hermione lo aveva raggelato invece di confortarlo. Sapeva così bene che quando lei faceva qualcosa che le risultava imbarazzante arrossiva e chinava lo sguardo o si nascondeva dietro un libro o fingeva di fare qualche altra cosa.
    Quella volta però Hermione Granger lo aveva guardato dritto negli occhi.
    - Si –
    Harry diede quella risposta in tono così basso che più che sentirla Ginny la intuì.
    - Questo chiude la cosa – gli fece notare – non trovi? -
    - Non la chiude affatto! – gridò Harry e continuò in fretta, furioso, mangiandosi le parole – Se lui fosse stato diverso dall’essere schifoso che è, se davvero tenesse a lei come le ha fatto credere, l’avrebbe lasciata in pace, coi suoi amici, con le persone che davvero le vogliono bene. Se tenesse davvero a lei la lascerebbe. Perché non l’ha lasciata in pace? -
    L’ultima domanda, quella che non poteva avere risposta perché in definitiva non era una domanda ma l’espressione di un desiderio che non si sarebbe realizzato, rimase sospesa nell’aria fredda tra i due ragazzi insieme alle foglie che cadevano dagli alberi e alla polvere smossa dal vento.
    Ginevra Weasley sorrise.
    Inaspettatamente, lei, sorrise.
    Era un sorriso che, ogni volta che Harry le scorgeva in volto, gli ricordava in cosa si era trasformata la ragazzina che una volta aveva visto correre dietro al treno della scuola, agitando freneticamente una mano per salutare chi la precedeva in un luogo che avrebbe messo per sempre fine alla sua infanzia.
    Un sorriso sfumato di una certa, amara consapevolezza; un sorriso che appartiene a chi sa perfettamente la risposta che riceverà anche prima di decidere che domanda formulare.
    Un sorriso a suo modo vecchio e privo di ingenuità.
    Era un sorriso che Ginny aveva soltanto per lui.
    Lei piegò il capo di lato, verso la spalla sinistra e le ciglia scure si socchiusero su quegli occhi marroni dai caldi riflessi cuprei – Che cosa ti fa pensare, - domandò con voce fioca, appena troppo curiosa per essere completamente sarcastica – che Hermione volesse essere lasciata in pace? –
    Harry non rispose. Forse non sapeva che dire o forse era semplicemente troppo preso a contemplare lei e quell’abisso che ogni volta quel sorriso gli apriva dentro, in ogni caso, non rispose.
    Ginny in tutta tranquillità prese il portasigarette e si accese una delle sue sottili sigarette profumate di cioccolato e menta. In tutta calma aspirò un paio di boccate poi guardò di nuovo il ragazzo davanti a sé, gli occhi socchiusi forse per via del fumo che saliva dalle sue dita, forse per via della concentrazione con cui lo stava osservando.
    - Per fortuna di Hermione, Malfoy non l’ha lasciata in pace, dimostrandosi in ultima analisi molto meno stupido di certe persone -
    Harry la guardò, il volto di Ginny aveva un’espressione impossibile da interpretare, anche il suo tono di voce conteneva una nota bizzarra a cui non sapeva dare un nome.
    Risuonò tuttavia completamente inespressiva quando lei aggiunse, in tono discorsivo – Sai Harry, due uomini mi hanno spezzato il cuore, uno perché dei miei sentimenti non aveva mai avuto nessuna preoccupazione, l’altro perché a suo parere ne ha troppa. Uno è ancora nella mia vita, l’altro ne è uscito se è possibile dire così, ma ancora, indirettamente continua a condizionare la mia felicità. Entrambi questi uomini hanno i capelli neri e gli occhi verdi e certe volte, vorrei sapere quale dei due odio di più –
    Aveva pronunciato quelle parole in tono accuratamente neutro, come se stesse discorrendo di quale dolce offrire insieme al tè delle cinque. Harry avrebbe voluto fermarla perché il dolore che provava in quel momento era qualcosa che cercava di tenere a bada da tempo immemorabile, qualcosa con cui aveva imparato a convivere; ma allo stesso tempo c’era una parte di lui che aspettava trepidante che quell’odio emergesse, come tante volte, da uno sguardo al limite della tolleranza o da una frase vestita di rancore. Perché lui dopotutto, aveva bisogno di quello che era il sottofondo di quell’odio, era l’unica cosa di lei che si era permesso di avere.
    - Se davvero tenesse a lei la lascerebbe in pace – ripetè Ginny.
    Ecco che cos’era quella nota.
    Rancore.
    Lui bevve quel rancore come acqua fresca dopo aver ingoiato litri di sangue.
    - Di chi stai parlando Harry Potter? – domandò lei con la sua velenosa dolcezza mentre si avvicinava di un passo, poi di un altro, - Di Draco Malfoy oppure di te? -

    ***

    Forse poteva chiederle di ossigenarsi i capelli.
    Dopo aver ascoltato, non visto, quell’ultima uscita, Blaise Zabini decise che dopotutto quello era un compromesso estetico accettabile.
    Lui amava la primavera, si disse mentre sollevava il volto verso il sole. Ma il vento di tramontana che si stava levando dissolse immediatamente la sua fantasticheria: purtroppo, riflettè sconsolato, la primavera era ancora lontana e a lui non restava che trarre più vantaggio possibile da quella tersa giornata autunnale.
    Mentre si alzava in piedi alle sue spalle era sceso il silenzio, quando si voltò vide che la Weasley era sparita e che Harry Potter si allontanava in direzione del castello.
    Il Ragazzo Sopravvissuto (oramai si poteva dire Ragazzo Doppiamente Sopravvissuto) gli voltava le spalle cosicché a Zabini non fu possibile scorgere il movimento dolce e insieme pensoso con cui si portò un dito alle labbra.
    Labbra su cui aleggiava ancora un vago sapore di fumo, cioccolato e menta.
    Blaise Zabini invece gettò uno sguardo verso il lago in direzione del quale, nel suo girovagare per il parco, aveva scorto Hermione Granger, sotto un alto acero, sola sotto una pioggia di foglie bruno dorate.

    ***

    Let me love you, let me rescue you
    Let me bring you where two roads meet
    Oh come back above
    Where there is only love
    And the ground beneath her feet
    And the ground beneath her feet
    U2, The Ground Beneath Her Feet


    Qualcuno dietro di lei le posò le mani sugli occhi, dita fresche e palmi capaci che accolsero il suo volto racchiudendolo con delicata fermezza.
    - Devo indovinare chi è? – domandò lei sorridendo.
    Sorridere le fece male ai muscoli della gola, irrigiditi da un nodo che non riusciva né a ingoiare né a sputare. Tuttavia sorrise e disse - Justin Finch-Fletcheley, il nuovo rubacuori di Hogwarts -
    Una risata allegra si unì alla sua, il nodo alla gola si sciolse un poco. Poi quelle mani si staccarono dai suoi occhi ancora chiusi e le percorsero, leggere, il busto fino a fermarsi sui suoi fianchi.
    - Paciock ha appeso una sua foto sopra il letto per buon augurio? – domandò una voce strascicata e venata si sarcasmo mentre due braccia forti si spostavano in avanti incrociandosi sul ventre della ragazza che ridacchiò.
    - Come al solito sei incredibilmente spiritoso -
    - Intanto hai riso anche tu -
    Draco Malfoy l’attirò gentilmente contro di sé facendole poggiare la schiena contro il suo torace. Lei appoggiò la nuca alla sua spalla e chiuse di nuovo gli occhi, sorridendo.
    Povero Justin, le sorti della sua popolarità avevano subito un’impennata incredibile quando nel primo pomeriggio il Professor Vitiuous e la Professoressa Sprite si erano imbarcati nell’ennesima inchiesta sul conto del Presidente e del Segretario del Club dei Duellanti che come sempre era sfociata nel nulla. Visti i loro preziosi servigi come padrini in caso di duello, potevano vantare una vasta rete di falsi testimoni pronti a giurare anche sotto Veritaserum sulla loro innocenza.
    L’alibi d’eccezione questa volta erano state le Blue Ladies.
    Tess aveva abilmente coperto Anthony e davanti a un desolato Vitious che amava con tutto il cuore quel gruppetto di fanciulle e ne era altrettanto ricambiato, Jalice e Reese avevano dichiarato di aver trascorso la notte con Justin nella saletta del Club dei Duellanti, a giocare a carte.
    Il piccolo, innocente Professor Vitious non aveva visto nulla di male in quella dichiarazione e non era riuscito a comprendere perché la Professoressa Sprite fosse diventata cianotica.
    Tutto si era risolto in un semplice calcolo matematico: sottrarre i punti tolti alle case di Slytherin, di Ravenclaw e di Hufflepuff e poi addizionare quelli assegnati alle suddette case dai Capiscuola coinvolti (pochi per volta, con discrezione), secondo una prassi ormai consolidata.
    La faccenda naturalmente aveva fatto il giro della scuola in un lampo ed era sulla buona strada per diventare una delle leggende di Hogwarts.
    Il risultato era che adesso lo snello, timidissimo Justin, sempre così loquace con gli amici e sempre di una timidezza terrificante davanti alle ragazze, era guardato da tutti i maschi della scuola con una nuova sfumatura di rispetto.
    Era tutto il pomeriggio che qualcuno gli stringeva la mano o gli mollava qualche cameratesca pacca sulla spalla magari accompagnata da un’esplicita osservazione sulle sue virtù amatorie.
    La partita a carte si era velocemente trasformata in bollenti giri di streap-poker e via dicendo, c’era chi giurava di aver visto calze autoreggenti e scarpe coi tacchi a spillo fuori dalla porta del Club, come sensuali avvertimenti di tenersi alla larga per duelli in corso.
    - Povero Justin – commentò Hermione ridendo silenziosamente.
    - Povero un corno – replicò Malfoy – c’è chi pagherebbe per essere al suo posto. Prendi Paciock -
    - Lascia stare Neville -
    - Oppure Potter, Il-Ragazzo-Che-Resterà-Per-Sempre-Illibato -
    Hermione questa volta non disse nulla.
    Scese il silenzio per qualche istante poi lei domandò con voce normale – La Parkinson e Nott verranno espulsi? –
    - No – rispose Draco con sicurezza – Chi deve prendere questa decisione è il Professor Piton come direttore di Slytherin, ma lui non li espellerà. Anche se la McGranitt … -
    - La Professoressa McGranitt – lo interruppe lei.
    Draco fece finta di nulla – Avrebbe forse optato per l’espulsione –
    Minerva McGranitt era rimasta spiacevolmente sorpresa dall’atteggiamento tenuto dal collega nei confronti di quella faccenda. Probabilmente considerava la mancata espulsione dei due colpevoli come l’ennesima dimostrazione di favoritismo che Piton tributava alla sua Casa. Tuttavia, come stava spiegando Malfoy, le cose stavano diversamente, anche se la McGranitt non poteva e non doveva saperlo.
    - Non li farà espellere perché sa che sono stato io -
    Hermione spalancò gli occhi, allarmata, ma lo sguardo grigio e placido che incontrò la rasserenò immediatamente.
    - Come ha fatto a scoprirlo? -
    Lui fece una smorfia, divertita e rassegnata insieme – Me lo ha strappato dalla mente con la sua solita delicatezza. Ho ancora un dolore alle tempie che non ti dico –
    - E quando è successo? -
    - Quando mi ha chiamato nel suo ufficio un’oretta fa per medicarmi il braccio, il che già dimostra che aveva intuito quasi tutto durante il colloquio con la McGranitt -
    - Profes… -
    Non riuscì a terminare la parola perché lui insinuò la mano sinistra trai suoi capelli e le chiuse la bocca con un bacio, premendola contro la propria spalla, prepotente, dolce.
    - Come vuoi tu, Professoressa – mormorò sulle sue labbra, quando sollevò il capo.
    La mano posata contro il viso di lei, le dita che si muovevano carezzevoli trai capelli scuri, era morbida e fresca, fasciata di garza bianca fino a metà del palmo. Lei si rigirò tra le sue braccia e gli posò fronte contro il petto.
    - Toglimi una curiosità Malfoy -
    Le labbra del ragazzo le sfiorarono i capelli – Come già ti ho detto una volta, - sussurrò con voce roca – alla fine non ti toglierò solo quella –
    La sua bocca esitò accanto al suo orecchio, lei sentì il suo respiro caldo accarezzarla, rabbrividì.
    - Chi ha dato il Filtro a Pansy? -
    Draco Malfoy rise silenziosamente – Prova a dire il nome della persona di cui non vorresti mai innamorarti nemmeno per tutto l’oro della Gringott –
    - Draco Malfoy – rispose lei pronta, come se la risposta fosse del tutto ovvia.
    - Oh no, - rispose lui, la voce bassa, ironica – Questo è il nome della persona di cui non avresti mai voluto innamorarti -
    Hermione non potè far altro che abbozzare, annuì brevemente contro il suo petto come ad assegnargli tacitamente una vittoria e poi aggiunse – La persona di cui non vorrei mai innamorarmi, dici …Severus Piton? –
    - Be’ se ho sentito bene una certa conversazione nel sotterraneo, nemmeno questo mi pare corretto -
    Hermione alzò il capo di scatto e vide che lui aveva in faccia una specie di smorfia, ma non sembrava contrito, tutt’altro, sembrava che stesse letteralmente soffocando per il tentativo di non ridere.
    - Tu – proferì lei lentamente mentre il ragazzo la lasciava e faceva prudentemente qualche passo indietro – Tu maledetto stupido, sei rimasto lì ad ascoltare tutto senza dirmi niente? -
    Avanzò verso di lui, gli occhi socchiusi per la rabbia, la mano che aveva già trovato la bacchetta nella tasca interna del mantello. Malfoy indietreggiò ancora di qualche passo, adesso aveva un sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro.
    - Sono reduce da un duello e sono ferito – disse cautamente – Scagliarmi addosso un incantesimo in questo momento è come lanciare Maledizioni sul San Mungo. Avanti Granger, ritrova un po’ dei tuoi sani principi Gryffindor e non attaccare un avversario più debole -
    Hermione continuò ad avanzare, lentamente, con la bacchetta spianata – Allora avevo ragione, era te che avevo visto andare verso il sotterraneo. Te ne si rimasto nascosto mentre mi rendevo ridicola in quel modo e non hai fatto niente per impedirmelo? –
    - Abbassa quella bacchetta per favore, non potevo farmi scoprire capisci? E poi eri così carina a dire tutte quelle parole tenere … -
    - Bastardo -
    Il ragazzo portò le mani dietro la schiena e le rivolse ancora un sorriso perfettamente remissivo.
    - Dico, dovrei essere io a essere arrabbiato …fammi capire Granger, il fascino del vecchio Piton ha colpito ancora? -
    Lei avanzò ancora di un passo, lentamente sollevò la mano portando la bacchetta all’altezza della spalla.
    - Stai solo peggiorando la tua situazione, Malfoy, ti avverto -
    - Ma tu eri davvero carina …tutte quelle allusioni al compito di Pozioni che ti facevano pensare a lui e le lezioni di Pozioni durante cui potevi vederlo! -
    La ragazza arrossì violentemente rendendosi conto solo in quel momento che quello che aveva effettivamente detto poteva tranquillamente far pensare …
    Oh mio Dio!
    - Maledetto Malfoy, questa me la paghi -
    Un campanello d’allarme evidentemente dovette risuonare nel cervello del ragazzo sentendo quelle parole. Impallidì appena e ancora abbozzò un sorriso mansueto - Granger l’ultima volta che hai detto così hai rischiato seriamente di danneggiare uno dei lati migliori della mia …personalità – disse sollevando la mano destra come a implorarla di fermarsi, mentre la sinistra rimase dietro la schiena.
    Lei alzò ancora la bacchetta e Malfoy indietreggiò ancora di un passo – Granger non farlo, sono disarmato e tu sei una Gryffindor, non è nobile attaccare un avversario ferito e che non può difendersi – le disse in tono ragionevole nel quale però, sembrava essersi insinuato un certo timore.
    Hermione gli puntò contro la bacchetta – Expelliarmus -
    La bacchetta di Malfoy venne sbalzata dalla mano sinistra che il giovane teneva ancora dietro la schiena e finì poco lontano su un mucchio di foglie.
    Un sorriso si delineò lento, trionfante, sulle labbra della ragazza mentre, contemporaneamente i lineamenti di Malfoy si contraevano per il disappunto.
    - Adesso sei disarmato, Malfoy – gli fece notare lei dolcemente, avanzando ancora di un passo.
    - Appunto, non mi attaccherai vero? – domandò lui con un sorriso dubbioso – Ho imparato la lezione, giuro. Adesso abbassa quella bacchetta -
    - Ti sei divertito a guardarmi mentre mi rendevo ridicola? -
    Malfoy cercò di nascondere un sogghigno dietro un’espressione addolorata, il risultato fu l’ennesima smorfietta mezzo divertita che rischiò di mandarle il sangue alla testa.
    - No, certo che no! – affermò lui in tono sincero – Ero terribilmente dispiaciuto … -
    - Hai riso, Malfoy? -
    - Ti assicuro di no! -
    - Bugiardo -
    - Beh forse un sorrisino … -
    Il sorriso della ragazza si allargò, adesso assomigliava terribilmente a quello di una iena ridens.
    - Bene, Malfoy, visto che ami essere una persona allegra … - esordì dolcemente, sputando le parole trai denti stretti – Rictusempra! -
    L’incantesimo lo colpì in pieno stomaco mandandolo a sbattere contro il tronco alle sue spalle. Senza nessuna apparente compassione, Hermione lo guardò cadere a terra in preda a risate convulse, ansimando per riprendere fiato, contorcendosi in maniera dolorosa, con le mani sulle costole.
    Dopo qualche minuto, soddisfatta, quando lo vide cercare di raggiungere la propria bacchetta non cercò di impedirglielo.
    - Finitum – sbottò il ragazzo in un ultimo accesso di risa e poi rimase seduto in terra, su quel tappeto di foglie cadute, cercando di riprendere fiato.
    Lei ripose la bacchetta nel mantello, tranquillamente - Ti serva di lezione – disse in tono pieno di sussiego.
    Draco Malfoy sollevò lo sguardo su di lei e senza staccare gli occhi dai suoi piegò leggermente il busto abbozzando una specie di inchino – Nemmeno per sogno, aspettati ritorsioni Granger –
    Si sorrisero, un sorriso aperto, allegro. Hermione si accorse che adesso sorridere non le provocava nessun dolore alla gola, Draco Malfoy infine aveva operato la sua solita magia: qualsiasi cosa ci fosse, al di là di lui, l’aveva costretta a dimenticarla.
    Lui le tese una mano – Aiutami ad alzarmi –
    Hermione non si mosse.
    - Per favore, mi fa male il braccio! -
    La ragazza scrollò le spalle e si avvicinò porgendogli una mano, certa comunque di quanto doveva aspettarsi. Infatti, invece di sollevarsi il ragazzo la trascinò con sé per terra, su quel mucchio di foglie friabili dal profumo sottile e penetrante. Mentre gli ultimi effetti dell’incantesimo svanivano, lei rimase seduta accanto a lui, appoggiata alla sua spalla, ascoltando il suo respiro farsi pian piano più regolare.
    - Allora, - riprese lei in tono normale – chi è il nuovo amore di Pansy? -
    - Il fortunato è quel povero diavolo di Blaise -
    Povero diavolo? Se mai nella sua vita, Hermione Granger aveva creduto di non poter provare compassione per Pansy Parkinson adesso arrivava la smentita.
    - Ha deciso di sacrificarsi per la causa? -
    Malfoy scrollò le spalle – Per prima cosa gli serviva il suo silenzio, seconda cosa – scosse il capo con un sospiro – ha detto che dopo il duello non c’era in programma niente di interessante così ha deciso di trovarsi un passatempo per non annoiarsi –
    - Il passatempo sarebbe Pansy? -
    - Ho fatto la stessa domanda a lui -
    - Cosa ti ha risposto? -
    - Che tutti hanno diritto a coltivare un hobby -
    - Che idiota -
    Draco si mise a ridere, Hermione invece scosse la testa, incredula.
    - Io credevo che tutti i Filtri fossero ormai andati perduti – mormorò la ragazza.
    Quasi tutti i filtri, si corresse. Ne restava ancora almeno uno, nelle mani di Ginevra Weasley.
    - Tess Steeval sentiva di avere un debito nei miei confronti – spiegò Draco – così quando ho chiesto se poteva procurarmene uno mi ha dato il suo. Meglio così, almeno eviterà di rifilarlo a Goldstein -
    Hermione lo guardò inarcando un sopraciglio, meravigliata – Sei intuitivo Malfoy –
    Lui si strinse nelle spalle – Mi sembra palese, come mi sembra ancora più palese il fatto che lui la ricambi. In definitiva Scervellata Steeval non ha bisogno di un Filtro d’Amore, anche se pensa il contrario -
    Hermione intercettò lo sguardo del ragazzo e sorrise, quegli occhi grigi e limpidi così trasparenti nella luce pulita che regnava nell’aria fredda e tersa di ottobre.
    Rimasero così per parecchi minuti, in silenzio, vicini. Quel silenzio, pensò Hermione, non aveva nulla di cinico, era semplicemente lo spazio di un pomeriggio d’autunno in cui stracci di nuvole bianche si rincorrevano in cielo spinte dal vento freddo senza mai però arrivare a coprire il sole tiepido.
    Un pomeriggio d’autunno in cui l’odore del fumo proveniente dalla capanna di Hagrid si mescolava a quello delle foglie che cadevano dall’acero accanto a loro depositandosi al suolo.
    Una di quelle foglie rosso dorate si staccò da un ramo e planò dolcemente verso di lei, posandosi accanto alle sue scarpe.
    Hermione Granger la raccolse, rigirandosela pensosamente accanto al volto poi, mentre il braccio del ragazzo saliva a cingerle le spalle, la posò di nuovo per terra, su quella terra che, in quella fresca giornata autunnale, si stendeva infinita, sotto i suoi piedi.
    - A proposito di idioti -
    La voce di Draco e il movimento che fece per alzarsi, la distolse dai suoi pensieri. Alzò il capo di scatto e seguì lo sguardo del ragazzo per vedere che cosa avesse attratto la sua attenzione. Gli occhi scuri della ragazza si spalancarono mentre il cuore cominciava a martellarle in petto, stretto in una morsa d’ansia improvvisa.
    Fendendo la piccola radura al margine della quale si trovavano, Harry Potter stava avanzando verso di loro.

    ***

    C’era stato un tempo, vent’anni prima in cui, a Hogwarts, un Potter e un Black si erano giurati eterna amicizia. Un figlio rinnegati di antica famiglia di Maghi Oscuri e un giovane mago di famiglia altrettanto antica, innamorato di una ragazza Muggleborn.
    Vent’anni dopo quei tre gradi diversi della casta del sangue, tanto cara alle Antiche Famiglie, erano riuniti di nuovo nel parco di quella stessa Hogwarts. Un Purosangue, un Mezzosangue e una Nata-Babbana o, come molti l’avrebbero definita, Sanguesporco.
    Adesso, gli ultimi due esponenti di quelle antiche famiglie, rappresentanti di due diversi stati del sangue, si guardavano al di sopra della testa di quella ragazza che era al tempo stesso il loro unico tratto d’unione e la loro ennesima frattura. In silenzio, senza che nulla potesse aggiungersi al loro odio se non altro odio.
    Si, pensò Blaise Zabini, mentre si accendeva una delle sue raffinate sigarette di preziosa pergamena color crema, profumate al bergamotto, nascosto dietro una quercia secolare sotto una pioggia di foglie lente.
    Si, pensò, non era ancora primavera, faceva troppo freddo.
    Aspirò pensosamente una lunga boccata di fumo aromatico mentre sollevava lo sguardo verso il cielo. Però era una bellissima giornata d’autunno e le nuvole non arrivavano a coprire la luce tiepida del sole.

    ***

    Harry Potter distolse lo sguardo da Malfoy e guardò la ragazza che, istintivamente si era posizionata come a fare da barriera tra loro due.
    - Hermione, ho bisogno di parlarti -
    Lei annuì lentamente – Ma certo, Harry – la sua voce tremava appena d’apprensione ma era dolce.
    - Se vuoi scusarci – aggiunse Potter fissando un punto indefinito al di sopra della spalla di Hermione, come se guardare Malfoy ormai gli fosse del tutto insopportabile.
    L’altro nemmeno rispose, si limitò a consultare brevemente lo sguardo della ragazza che annuì, gli occhi scuri colmi di ansia e incertezza.
    Le mani di Malfoy le circondarono i polsi, la presa ferrea ma gentile delle dita adesso improvvisamente gelate, poi si chinò verso di lei e Hermione si domandò se avrebbe cercato di baciarla solo per mettere alla prova i nervi di Harry.
    Lui però si limitò a sfiorare con le labbra e col respiro i capelli morbidi all’altezza del suo orecchio – A dopo – mormorò e le fissò le labbra, con intensità, prima di lasciarle i polsi e raddrizzare la schiena.
    Non era stato certamente altruismo, le disse una parte della sua mente. Molto probabilmente Draco era disgustato dalla sola idea di compiere un gesto così intimo davanti alla persona che più odiava al mondo. O forse aveva intuito che non era il caso di peggiorare le cose.
    Lo aveva messo in chiaro una volta, non intendeva litigare con lei solo per colpa dei Gryffindor.
    Adesso le dava appuntamento a dopo, lasciandola col desiderio e la promessa di un bacio dato e ricevuto.
    Lo guardò passare accanto a Harry e scambiare con lui un solo breve sguardo che non lanciava sfide ma che esprimeva un unico, terribile ammonimento.
    Rimase con lo sguardo fisso sulla sua schiena mentre si allontanava verso la zona dove gli alberi si infittivano al limitare della radura. Vide Blaise Zabini emergere da quell’intrico di tronchi e affiancarsi all’amico. Prima che entrambi scomparissero nel bosco, gettarono un’occhiata nella sua direzione, del tutto ignorando Harry che dava caparbiamente loro le spalle e che probabilmente non si era accorto di nulla.
    Draco Malfoy le sorrise, Blaise Zabini le rivolse un cenno del capo.
    Il Principe delle Tenebre è un gentiluomo.
    Come se avesse intuito, anche senza voltarsi, che adesso erano soli, Harry la guardò.
    Gli era capitato spesso, quel pomeriggio, di pensare alla prima volta che aveva preso il treno per Hogwarts, a Ginny che correva dietro i vagoni che si allontanavano, a Ron seduto davanti a lui, col naso macchiato e l’aria timida e insicura.
    Alla ragazzina autoritaria che aveva fatto irruzione nel loro scompartimento e che da quel giorno era stata, con la sola eccezione della fotografia di una mamma scomparsa da tempo, la costante figura gentile al suo fianco.
    - Mi ci vorrà del tempo per accettarlo, - le disse lentamente - Spero che avrai pazienza, se vorrai – la sua voce risuonò strozzata per via dal nodo che gli stringeva la gola, mentre frugava freneticamente nello sguardo della ragazza come a cercarvi qualcosa di cui era sempre stato sicuro ma di cui adesso chiedeva conferma.
    Vide l’espressione composta della ragazza andare in frantumi e le lacrime cominciare a scenderle sul viso.
    - Oh Harry, sei così stupido! -
    Come tante altre volte, conoscere così bene Hermione Granger, era un conforto.
    Hermione scoppiò a piangere e corse a buttargli impetuosamente le braccia al collo. Lui non esitò un istante a richiudere le sue braccia intorno a lei.

    Finite Incantatem




    Edited by .polaris - 5/8/2009, 10:10
     
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