intervista a virginia de winter

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    virginia de winter;
    regina del fanfiction.



    • Vanti 100.000 contatti sul sito www.efpfanfic.net, il primo sito di fan fiction in Italia. Puoi spiegarci di che cosa si tratta?

    Andando sulla home page di EFP si possono consultare i numeri e le statistiche che parlano da sé: il numero degli iscritti, degli autori, delle storie pubblicate. È un punto di ritrovo per appassionati lettori e scrittori di fanfiction che, partendo da un progetto di archivio, si è trasformato nel maggiore punto di riferimento per il genere in Italia. Fino a poco tempo fa, pronunciando il termine “fan fiction” si poteva essere certi che, in un elevato numero di casi, un generico interlocutore non avrebbe avuto idea di cosa stessimo dicendo. Questo genere di narrativa, che soprattutto nel mondo anglosassone raggiunge livelli di pura eccellenza, ha le sue regole, il suo gergo, le sue correnti di pensiero, la sua terminologia specifica che va sempre raffinandosi, le sue leggende, le sue star, le sue discussioni senza fine con annesse aspettative di progresso o di un ritorno a passate età dell’oro. È una miniatura di mondo e volte mi sembra che, in senso lato, assuma alcuni tratti di una sottocultura. Wikipedia recita, sotto la voce fan fiction, che trattasi di un termine utilizzato per indicare tutte quelle opere scritte dai fan prendendo come spunto un’opera originale, è un fenomeno legato indissolubilmente alla rete e da questa ne è molto condizionato. Fan fiction è un libro sul libro, una storia sulla serie televisiva, un episodio mancante di un manga; è stato, nel mio caso, fare innamorare due personaggi che nell’opera originale hanno seguito percorsi che non li avrebbero mai fatti avvicinare. Avere centomila contatti su una pagina personale significa che, molte persone hanno scelto di leggere le tue storie. Ci tengo a sottolineare però che i miei numeri non sono assolutamente un fenomeno particolare o isolato, ci sono parecchi autori che hanno reti di contatti che definire brillanti è dire poco.

    • Virginia de Winter: un nome enigmatico. Perché hai deciso di celare la tua identità in favore di uno pseudonimo anglosassone? Come credi influirà questa scelta sul rapporto che avrai con il pubblico, anche eventualmente in sede live?

    Nessun enigma. Per carattere ho preferito mantenere la mia vita il più possibile uguale a se stessa. Una pubblicazione, a prescindere dal fatto che il libro abbia fortuna o meno, crea aspettative, può influire sulla visione che hai di te o che gli altri hanno di te. Fino ad ora, ho mantenuto con i miei lettori – la gran parte dei quali mi seguono da sempre e sono anche autori – il normalissimo rapporto che avevo in precedenza. Quello che succederebbe o succederà in sede live non posso saperlo, mi piacerebbe però che fosse una cosa estremamente tranquilla e naturale come le chiacchiere sulle fanfictions o sui social network con cui mi distraggo mentre lavoro. Non mi ci vedo davvero seduta dietro a un tavolo a firmare copie, sono molto più tipo da: “Tesoro, pensi che il cameriere porterà mai la nostra granita?”.

    • Prima scrivevi sotto lo pseudonimo Savannah. A proposito di che cosa?

    Sei anni a scrivere fanfiction nell’ambito del fandom su Harry Potter, ship – coppia – Draco/Hermione – Dramione o Leather and Library - semplicemente felice di quello che facevo, e adesso con il desiderio fortissimo di un attimo di calma per farlo ancora. Una cosa curiosa a cui penso spesso è che il termine Leather and Library, se non mi sbaglio, nasce da una celeberrima Draco/Hermione del fandom inglese scritta da Cassandra Clare, talmente carismatica da creare quelli che dopo di lei sarebbero diventati tra i maggiori luoghi comuni del genere, tematiche e termini che gli scrittori usano ormai senza sapere che li ha creati lei. Allora era Cassandra Claire, adesso è un’altrettanto celebre scrittrice che io amo molto. Da parte mia ho pubblicato fino al momento sette storie di cui l’ultima a dicembre 2009, tutte su questa coppia. Tre fanno parte di un'unica serie a cui spero di non aver messo ancora la parola fine, anche altre due sono collegate tra loro e infine due storie a sé. Amo profondamente scrivere fanfctions, perché amo il mondo creato dal genio della Rowling che mi sembra capace di offrire al mio cervello mille scintille per prendere fuoco. Quanto pubblicato su EFP è equivalente a più di un migliaio di pagine lasciando che i personaggi che avevo amato mi tenessero compagnia e innamorandomi di altri che stavo caratterizzando o che inventavo durante la narrazione.

    • Primo episodio della trilogia Black Friars. I sequel sono già pronti? Se la risposta è no, come affronti psicologicamente l’idea di dover dare un seguito alle vicende di Eloise a Ashton?

    Episodio centrale, per la precisione. Scrivendo l’Ordine della Spada, quando ancora la pubblicazione era un traguardo sconosciuto, avevo progettato di scrivere il sequel. Mentre stavo terminando questo, invece, mi sono accorta di avere il forte desiderio di raccontare la storia di Axel Vandemberg e di quella che era la sua vita prima di diventare ciò che è nell’Ordine della Spada, studiare la storia di personaggi che erano appena accennati ed episodi che non avevo accennato ma che erano abbastanza chiari nella mia mente per gli effetti che avevano avuto sulle vite dei miei personaggi. Allo stesso tempo avevo il vivo desiderio di immergermi in un’atmosfera ancora più dark rispetto a quella de L’Ordine della Spada e scrivere il prequel mi ha offerto questa possibilità. Ovviamente non vedo l’ora di finirlo per scrivere il sequel. Tipico della mia volubilità.

    • Fazi ha deciso di dare ascolto alla rete, proprio come ha fatto con Bitten di Kelley Armstrong. È giusto dare tutta questa fiducia ai followers di un sito?

    Rispondo sulla Armstrong perché per quanto riguarda il mio caso questo potranno dircelo soltanto i fatti. Kelley Armstrong è una scrittrice meravigliosa che all’estero hanno avuto modo di apprezzare già da anni. Risponde pienamente alle esigenze di un pubblico più adulto che può trovare finalmente il genere di libro che molte persone comprano in lingua originale quando non trovano il corrispettivo in inglese. I followers dei siti a cui è stata data voce leggono e nella migliore delle ipotesi leggono moltissimo e acquistano volentieri. Io stessa mi sono ritrovata più volte a cercare titoli e autori seguendo le impressioni e i consigli degli utenti che sentivo affini e come me hanno fatto e fanno moltissime persone.

    • La collana Lain, a cui Black Friars appartiene, segue spesso la moda imperante del genere young-adult. Perché questa serie può piacere sia agli adolescenti sia agli adulti?

    Mi riallaccio a quanto detto sopra per Kelley Armstrong: Black Friars non è uno young-adult. L’età dei personaggi, molte delle tematiche trattate e anche il modo di farlo, il mio stile di scrittura, alcune scene e il livello di attenzione e di pazienza che richiede la lettura non lo rendono esattamente un libro semplicissimo. È adatto a un pubblico di più adulto, anche se è liberamente fruibile dai più giovani: lo stile è quello che ho sempre usato da fanwriter e in quella veste avevo lettrici di varie fasce d’età.

    • Avventura, cappa e spada. Amore e passione, confraternite di studenti, vampiri e demoni, atmosfere medievali. Si direbbe un pout pourri esplosivo, come se i classici Tolkien e Scott (per citarne due) incontrassero i cicli arturiani, la contemporanea Rowling e tutta quella narrativa che sonda il lato oscuro dell’anima. Come sei riuscita a tenere tutto insieme?

    Anne Rice incrocia casualmente qualche moschettiere in una vecchia università? È il modo migliore che mi viene in mente per descrivere ciò a cui mi fa pensare il mio libro anche se non posso certo pensare di paragonarmi alla Rice o a Dumas! Intendo dire che il genere a cui mi rivolgo predilige il feuilleton. Ho un debole per alcune strutture del romanzo d’appendice, mi affascina il luogo comune letterario, il ricorso a una tematica classica, la storia vista attraverso gli occhi (deformanti!) del romanzo, i punti di riferimento che il lettore riconosce d’istinto – un certo tipo di personaggio, la luce di una torcia in una vecchia locanda – le coordinate che trae riconoscendo in una citazione un’osteria dei Promessi Sposi o una favola classica. Il modo di tenere tutto, più o meno, insieme è simile a quello che facciamo con gli scaffali delle nostre librerie: Twilight divide la mensola con I Tre Moschettieri, Harry Potter è addossato alla Freccia Nera e la Woodwiss coi suoi volumi trattiene il fiato per lasciare spazio ad Anne Rice. Quello che voglio dire è che non si può resistere alla tentazione di scrivere quello che ci piace. Un libro è un buio confortevole da arredare con ciò che ami.

    • Sul tuo sito ufficiale hai deciso di mettere a disposizione i primi quattro capitoli dell’opera oltre alla infinita lista dei personaggi. Perché?

    È la prima volta che ci penso. È come se, insieme alla mia editor – del cui intuito tendo sempre a fidarmi tranne quando si tratta di scegliere i luoghi di vacanza – avessimo sempre dato per scontato di voler far conoscere agli eventuali lettori ciò che avrebbero avuto tra le mani comprando il libro. A mente fredda mi accorgo che è stata una scelta intelligente e sensibile nei confronti del lettore. È stato anche un modo per dire ai miei lettori di sempre che a scrivere è sempre Savannah. La lista dei personaggi nasce da un’esigenza di ordine considerando che una volta conteggiati sono risultati parecchi.

    • Che cosa ti aspetti dall’uscita di Black Friars?


    Non so ancora cosa aspettarmi, non voglio pensarci, preferisco prendere le cose come vengono. Posso dire quello che voglio: terminarne il prequel e scrivere il sequel. La mia priorità è mettermi nelle condizioni di fare un buon lavoro perché non sarò mai né calma né soddisfatta fino a che non riuscirò a scrivere come dico io.


    fonte: wuz.it

     
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